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PRIMO POLIZZI IL PRIGIONIERO CHE CANTA - liabarone.it

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Alla ricerca di Ernesto<br />

Nella ricerca, tra i triangoli rossi, dei più pol<strong>it</strong>icamente orientati, Primo prenderà contatto con<br />

il com<strong>it</strong>ato clandestino interno al campo. Troppo introverso e forse anche troppo giovane, per<br />

entrarne a far parte, verrà in segu<strong>it</strong>o periodicamente avvicinato, ogni volta da una persona<br />

diversa. Un legame tenue, senz’altro al margine dell’organizzazione vera e propria, che tuttavia<br />

lo rafforzerà nella volontà di resistere, determinandolo anche nell’impegno ad avvicinarsi a<br />

quei gruppi che rispondono maggiormente alla sua esigenza di mantenersi costantemente<br />

informato sull’avanzata delle truppe alleate. Talvolta riuscendo anche a vincere la naturale<br />

diffi denza dei francesi e degli spagnoli che tendono semplicisticamente ad identifi care gli<br />

<strong>it</strong>aliani con i fascisti. (39) Tali contatti, tali rapporti, tali argomenti di conversazione, sono motivati<br />

anche dalla volontà di r<strong>it</strong>rovare il padre, l’unico membro della famiglia che potrebbe incontrare,<br />

dal momento che sono del tutto improbabili contatti con le squadre di lavoro femminili.<br />

* * *<br />

«Hai conosciuto uno di Parma?... Polizzi, piccolino, faceva il falegname...», è il suo approccio<br />

con ogni deportato. Già a Bolzano, apprende che è part<strong>it</strong>o per Mauthausen, e con i tedeschi che<br />

organizzano i trasporti ai campi di lavoro si spaccia per falegname, nella speranza di fi nire nello<br />

stesso campo di lavoro. (40) A Mauthausen, la ricerca del padre scandisce ogni momento della<br />

sua giornata. Ricerca sempre frustrata, che si rinnova puntualmente culminando nell’incontro<br />

fuggevole, durante i lavori di ripristino di uno scalo ferroviario, con un anziano che, nel cedergli<br />

la porzione di zuppa, gli dice che questa ab<strong>it</strong>udine l’ha appresa da Ernesto, affi nché i giovani<br />

possano sopravvivere.<br />

Di nuovo la notte. Rannicchiato in un letto a castello, dopo aver inutilmente cercato spazio<br />

v<strong>it</strong>ale per le sue ossa tra le ossa degli altri, riprende a fantasticare. Ma ormai, accanto alle<br />

immagini comiche e grottesche di Totò o alle altre più evanescenti e patinate dei telefoni<br />

bianchi, appaiono anche quelle di un futuro probabile, non certo lontano, ma prossimo. Cosa<br />

ovvia, perché essendo a Mauthausen la sopravvivenza concepibile a piccole dosi, il domani di<br />

Primo coincide necessariamente con le ipotetiche ventiquattro ore di v<strong>it</strong>a successive. D’altra<br />

parte il futuro, quantunque sognato, non potendo essere il prodotto della fantasia, deve<br />

conseguentemente rifarsi a schemi mentali concreti, a frammenti di v<strong>it</strong>a già trascorsa...<br />

Tracce di un’esistenza quotidiana di cui non può che essere protagonista il padre, che a<br />

Mauthausen forse sta condividendo la sua stessa sorte. Presenza vicina e lontana di un uomo<br />

di quarantasei anni, nel pieno della matur<strong>it</strong>à, anziano tuttavia nei ricordi di un fi glio che ne ha<br />

solo diciannove. L’immagine n<strong>it</strong>idissima del loro ultimo incontro è puntuale ogni notte, perché<br />

possa riprendere un dialogo muto mai interrotto, né da un presentimento di morte, né dalla<br />

notizia – a guerra fi n<strong>it</strong>a – della sua morte.<br />

39 - Nelle varie testimonianze è una costante la condizione di isolamento in cui vivono i deportati <strong>it</strong>aliani, oggetto<br />

di diffi denza anche da parte degli altri pol<strong>it</strong>ici. Si veda a propos<strong>it</strong>o in Lidia Baeccaria Rolfi e Anna Maria Buzzone,<br />

Testimonianze di deportate pol<strong>it</strong>iche <strong>it</strong>aliane, Einaudi 1978, la testimonianza della Beccarla Rolfi alle pagine 35-37.<br />

Enea Fergnani, Un uomo e tre numeri, San V<strong>it</strong>tore, Fossoli, Mauthausen, Speroni ed<strong>it</strong>ore, Milano 1945 – Multimage<br />

2003, www.deportati.<strong>it</strong>, pag 86.<br />

40 - In effetti la professione di Primo risulta essere quella del falegname. Venegoni, op. c<strong>it</strong>. p. 306; Il libro dei<br />

deporatati, volume I, tomo 2, pag. 1712.<br />

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