30.05.2013 Views

Compendio di storia della scrittura latina. Paleografia ... - Gregoriana

Compendio di storia della scrittura latina. Paleografia ... - Gregoriana

Compendio di storia della scrittura latina. Paleografia ... - Gregoriana

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

L. Traube ha dato un’ampia descrizione su questo assunto 16 . La <strong>Paleografia</strong> non è<br />

molto antica. Ad<strong>di</strong>rittura dopo l’introduzione <strong>della</strong> tipografia, gli stu<strong>di</strong> si limitavano<br />

all’aspetto calligrafico delle scritture, e non si applicava spesso il rigore scientifico.<br />

Durante i sec. XV-XVI esistevano ancora molti co<strong>di</strong>ci in <strong>scrittura</strong> gotica, quella <strong>scrittura</strong><br />

minuta, ricca in abbreviazioni. Per gli uomini d’allora, tuttavia, una tale <strong>scrittura</strong> era<br />

cosa abituale, e la sua lettura non creava loro grosse <strong>di</strong>fficoltà. Possiamo affermare che<br />

loro non provavano <strong>di</strong>fficoltà neppure a leggere altre scritture antiche, ad eccezione <strong>di</strong><br />

quelle corsive antiche ed altome<strong>di</strong>oevali.<br />

Ai tempi antichi, ogni copista che trascriveva un antico manoscritto lo leggeva,<br />

spesso interpretando una <strong>scrittura</strong> <strong>di</strong>versa dalla sua, cioè, faceva già l’opera del<br />

paleografo. Comunque, fino al sec. XVII non è esistita opera scientifica che abbia<br />

trattato sulle antiche scritture.<br />

Il primo a compiere un tale lavoro fu Jean Mabillon (1632-1707), il «padre <strong>della</strong><br />

paleografia», benedettino nel monastero <strong>di</strong> Saint Germain-des-Près (Parigi), centro <strong>della</strong><br />

nuova congregazione <strong>di</strong> S. Mauro. Nel suo ventesimo anno <strong>di</strong> vita, egli entrò nell’or<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> S. Benedetto, e poco dopo fu destinato ad aiutare il suo anziano confratello malato<br />

Dom Luc d’Achéry, conosciuto dal suo Spicilegium - raccolta dei testi patristici e<br />

documenti storici -. Lavorando in équipe, Dom J. Mabillon acquistò una vasta<br />

eru<strong>di</strong>zione, così da poter intraprendere anche lui e<strong>di</strong>zioni importanti.<br />

Nel 1667 hanno visto la luce due volumi «in folio» delle Opera S. Bernar<strong>di</strong>; poi sono<br />

apparsi i grossi volumi degli Acta Sanctorum Or<strong>di</strong>nis S. Bene<strong>di</strong>cti; e gli Annales<br />

Or<strong>di</strong>nis S. Bene<strong>di</strong>cti, ecc. Raccogliendo e pubblicando testi e documenti, Mabillon ha<br />

fatto per forza una critica sulla loro autenticità, determinando la loro età, ecc. Ma questa<br />

critica la faceva saltuariamente e, per così <strong>di</strong>re, empiricamente, cioè senza essere<br />

arrivato a conclusioni teoretiche e sistematiche.<br />

Nel frattempo, un «bollan<strong>di</strong>sta» -confratello del gesuita P. Bolland, ideatore ed<br />

e<strong>di</strong>tore per molti anni <strong>della</strong> serie Acta Sanctorum- ha pubblicato Propylaeum<br />

antiquarium circa veri et falsi <strong>di</strong>scrimen in vetustis membranis 17 . Troppo insospettito<br />

verso gli antichi documenti, Daniel Papebroch <strong>di</strong>chiarò che la maggioranza <strong>di</strong> quelli<br />

conservatisi presso i monasteri francesi, ed in particolare i <strong>di</strong>plomi merovingi concessi<br />

al monastero <strong>di</strong> St. Denis (Parigi) erano falsi. Si capisce che i «Maurini» - benedettini<br />

<strong>della</strong> Congregazione <strong>di</strong> S. Mauro - si sentissero colpiti, quasi accusati <strong>di</strong> falsari. Loro<br />

decisero <strong>di</strong> confutare una tale «accusa», e Dom Jean Mabillon fu l’incaricato <strong>di</strong> lavorare<br />

alla confutazione.<br />

Dom Mabillon intuì il giusto: non si trattava <strong>di</strong> una questione d’onore, bensì <strong>di</strong> un<br />

problema scientifico. Spese ben sei anni nella raccolta dei materiali, esaminando molti<br />

documenti e determinando i loro criteri interni ed esterni, mettendo or<strong>di</strong>ne e estendendo<br />

un ampio trattato 18 . Dopo questa pubblicazione, avendo viaggiato in Germania ed in<br />

Italia, raccolse altri documenti e, poco prima <strong>di</strong> morire, nell’anno 1704 pubblicava il<br />

16 L. TRAUBE, Geschichte der Paläographie, in Vorlesungen und Abhandlungen herausgegeben von<br />

Franz Boll, I, München 1909, 1-80. Citato da G. Battelli, in Lezioni <strong>di</strong> <strong>Paleografia</strong>, 1999, p. 25.<br />

17 Un titolo un tanto complicato, ma che in<strong>di</strong>ca ciò che si vuole: esaminare gli antichi documenti allo<br />

scopo <strong>di</strong> affermare se fossero veri o falsi. L’autore del Propylaeum era P. D. van Papenbroeck, scritto<br />

spesso: «Papebroch[ius]». Questo scritto fu stampato all’inizio del volume II del mese <strong>di</strong> aprile degli Acta<br />

Sanctorum (Anversa 1675). Etimologicamente, il termine πρoπύλαιoσ significa «ciò che si trova <strong>di</strong>nanzi<br />

alla porta <strong>di</strong> un tempio o <strong>di</strong> una reggia».<br />

18 J. MABILLON, De re <strong>di</strong>plomatica libri sex, Paris 1681.<br />

10

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!