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Compendio di storia della scrittura latina. Paleografia ... - Gregoriana

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ispanica dall’Africa, accompagnato da 70 monaci e «<strong>di</strong> molti libri». Una parte <strong>della</strong><br />

letteratura africana è stata conservata grazie alla vita culturale dell’Hispania 38 .<br />

Un secolo d’oro <strong>della</strong> letteratura cristiana ebbe luogo nella Penisola Iberica, perché<br />

dalla conversione al cattolicesimo del re visigoto Recaredo (a. 586), - il quale prima si<br />

professava seguace d’Ario -, ebbe inizio una tappa brillante <strong>della</strong> letteratura.<br />

Le fonti riferiscono notizie sulle varie biblioteche delle chiese cattedrali <strong>di</strong> quella<br />

penisola. Sant’Isidoro, vescovo <strong>di</strong> Siviglia (<strong>di</strong>ocesis hispalensis), compose iscrizioni in<br />

poesia metrica per gli arma<strong>di</strong> <strong>della</strong> sua biblioteca. Esistette uno scambio commerciale <strong>di</strong><br />

manoscritti e <strong>di</strong> opere letterarie. Gregorio Magno (+603), infatti, inviò il testo delle sue<br />

opere ai suoi corrispondenti epistolari d’Hispania. Il re visigoto Cindaswinto (642-653)<br />

fece portare a casa sua alcuni manoscritti da Roma. Le opere «isidoriane» si<br />

<strong>di</strong>ffondevano al <strong>di</strong> fuori <strong>della</strong> Spagna, mentre era ancora in vita sant’Isidoro <strong>di</strong> Siviglia,<br />

e codesta <strong>di</strong>ffusione s’intesificò dopo la sua morte (a. 636). Copie <strong>di</strong> queste opere si<br />

trovano in Italia e nella Gallia (Francia), ad<strong>di</strong>rittura in Hibernia (Irlanda). Il più antico<br />

frammento che conserviamo delle Etymologiae <strong>di</strong> sant’Isidoro è stato scritto in Irlanda.<br />

L’anglosassone Aldelmo possedeva <strong>di</strong>verse opere d’Isidoro <strong>di</strong> Siviglia, nonché<br />

d’Eugenio e <strong>di</strong> Giuliano <strong>di</strong> Toledo, entrambi contemporanei d’Isidoro.<br />

Oggi, purtroppo, in Spagna si trova soltanto un co<strong>di</strong>ce frammentario delle opere <strong>di</strong><br />

Isidoro <strong>di</strong> Siviglia 39 , probabilmente scritto nell’ambiente dello stesso Isidoro. La rapida<br />

<strong>di</strong>ffusione, tuttavia, delle opere isidoriane durante il sec. VII, oltre i Pirenei, perfino<br />

all’Irlanda, ci induce a presupporre che esisteva una possibilità <strong>di</strong> comunicazione<br />

culturale e spirituale nell’Occidente <strong>della</strong> futura Europa, nonostante la <strong>di</strong>visione politica<br />

e le <strong>di</strong>stanze geografiche.<br />

2.3 La <strong>scrittura</strong> visigotica nella Gallia ed in Italia<br />

Come prima dall’Africa, così pure dalla Penisola Iberica molti cristiani emigrarono<br />

più tar<strong>di</strong> verso la Gallia, la Sardegna e la Penisola italica, portandosi appresso parecchi<br />

libri. Troviamo perciò manoscritti «spagnoli» dei sec. VI e VII, nonché degli inizi del<br />

sec. VIII in Autun –Francia-, a Sant Gallen –Svizzera-, a Bobbio –Emilia Romagna-, a<br />

Vercelli –in Piemonte-, ed a Verona –nel Veneto-. In quei luoghi alcune colonie<br />

d’ispani conservarono la loro cultura - le tra<strong>di</strong>zioni patrie, la lingua parlata e scritta - per<br />

la durata <strong>di</strong> parecchie generazioni. Soltanto così troviamo una spiegazione, ad esempio,<br />

alla <strong>scrittura</strong> visigotica del co<strong>di</strong>ce 490 <strong>della</strong> Biblioteca Capitolare <strong>di</strong> Lucca, scritto verso<br />

l’anno 800.<br />

Nelle terre italiane, durante i sec. IV-V d.C., esistevano probabilmente delle<br />

apotheche (botteghe) per i cui padroni alcuni scrivani producevano co<strong>di</strong>ci. Inoltre,<br />

sarebbero esistiti scrivani che avrebbero lavorato privatamente su or<strong>di</strong>nazione. In un<br />

co<strong>di</strong>ce che contiene le opere <strong>di</strong> Paolo Orosio, <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> sant’Agostino, -oggi presso<br />

la Biblioteca Laurenziana <strong>di</strong> Firenze-, appare scritto il nome <strong>di</strong> «Viliaricus stationarius»,<br />

cioè un libraio. Il nome è gotico, forse d’origine ravennate. Un altro «stationarius» dello<br />

stesso secolo fu un tale Gau<strong>di</strong>oso, il quale possedeva la bottega presso S. Pietro in<br />

Vincoli a Roma, nell’area dell’antica Suburra. Forse questi stazionari erano chierici, ma<br />

può darsi che fossero laici eru<strong>di</strong>ti.<br />

38 Probabilmente anche l’Ilarius Basilicanus sopra menzionato, sarà ritornato, in un primo tempo, in<br />

Africa, insieme ai vescovi già esiliati in Sardegna, e, più tar<strong>di</strong> - è un’ipotesi - trasferito in Hispania. Di<br />

fatto, una mano ispana dell’ottavo secolo ha completato il co<strong>di</strong>ce.<br />

39 De naturis rerum, presso il Monastero <strong>di</strong> San Lorenzo <strong>di</strong> El Escorial (vicino a Madrid).<br />

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