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Compendio di storia della scrittura latina. Paleografia ... - Gregoriana

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denominato filigrana o segno <strong>di</strong> acqua (Wasserzeiche, watermark). La filigrana più<br />

antica conosciuta è del 1282 e appartiene ad una cartiera <strong>di</strong> Fabriano. La filigrana può<br />

aiutare la critica storica e <strong>di</strong>plomatica, potendosi determinare me<strong>di</strong>ante essa la<br />

provenienza e la data, se non dello scritto, almeno <strong>della</strong> fabbricazione <strong>della</strong> carta 66 .<br />

5. La forma dei manoscritti<br />

I manoscritti più antichi, in particolare quelli su papiro, hanno la forma <strong>di</strong> volume<br />

(rotolo). Il rotolo è avvolto intorno ad un bastoncino <strong>di</strong> legno, o <strong>di</strong> avorio -umbilicus-<br />

cui si attaccava un cartellino sporgente e pendente (titulus, index) recante l’in<strong>di</strong>cazione<br />

dell’opera scritta. Si passò però ben presto al formato del co<strong>di</strong>ce. Nel me<strong>di</strong>oevo si<br />

elaborarono i rotoli dell’Exultet –preconio pasquale- in particolare nell’Italia<br />

meri<strong>di</strong>onale. Nei monasteri erano scritti su <strong>di</strong> un rotolo i nomi dei defunti. Da qui anche<br />

altre simili liste -come quella del «albo dei me<strong>di</strong>ci» in Italia-; in Inghilterra, i registri dei<br />

documenti spe<strong>di</strong>ti -Master of Rolls-; i documenti privati si conservavano spesso in<br />

piccoli rotoli.<br />

All’interno <strong>di</strong> un rotolo, la <strong>scrittura</strong>, quando si trattava <strong>di</strong> testi letterari, scorreva<br />

orizzontalmente, cioè parallela al margine longitu<strong>di</strong>nale, ed era sistemata in colonne; le<br />

pagine del libro erano composte ciascuna da un determinato numero <strong>di</strong> righe (στίχoσ =<br />

fila <strong>di</strong> soldati; <strong>di</strong> lettere; versetto). Le righe avevano <strong>di</strong> solito una lunghezza fissata,<br />

calcolata sulla misura dell’esametro eroico (18 sillabe = 34-38 lettere). Il primo e<br />

l’ultimo foglio che formavano il volume, si denominavano, rispettivamente, protocollo<br />

e eschatocollo. Il testo <strong>di</strong> regola cominciava <strong>di</strong> solito con una riga in caratteri più<br />

gran<strong>di</strong>, spesso in inchiostro rosso, con la <strong>di</strong>zione Incipit, seguito dal titolo dell’opera<br />

(«Incipit Aeneidos liber primus»). Alla fine del rotolo, un’altra riga analoga avvertiva<br />

che il libro era stato interamente svolto: Explicitus Aeneidos liber primus. La parola<br />

«explicitus», abbreviata in Explicit si è conservata anche quando i rotoli fossero<br />

sostituiti da co<strong>di</strong>ci; essa <strong>di</strong>venne, in realtà, priva <strong>di</strong> significato perché i co<strong>di</strong>ci non si<br />

svolgevano, ma si sfogliavano. L’Explicit fu ritenuto come voce verbale corrispondente<br />

all’Incipit. E questo uso si conserva per in<strong>di</strong>care la fine <strong>di</strong> un manoscritto.<br />

Se si trattava <strong>di</strong> un documento, la <strong>scrittura</strong> or<strong>di</strong>nariamente scorreva in modo trasverso<br />

a quello sopra descritto, cioè parallela al margine più corto <strong>della</strong> striscia del papiro. Di<br />

conseguenza le righe si allineavano l’una dopo l’altra dall’alto in basso, senza alcuna<br />

interruzione. Poiché un documento occupava solo una parte <strong>di</strong> un rotolo, quella parte<br />

veniva staccata tagliandola dal volume; perciò un documento papiraceo si chiama tomus<br />

(τεμνώ = taglio; τóμoσ = ritaglio).<br />

I rotoli erano <strong>di</strong> solito conservati in scatole cilindriche dette pandectae (πανδέκoμαι<br />

= raccolgo, riunisco) o bibliotheca (scatola libraria). La <strong>di</strong>visione <strong>di</strong> opere classiche in<br />

libri corrispondeva <strong>di</strong> solito alla <strong>di</strong>visione in rotoli. Così, Aeneidos liber IV significava:<br />

il quarto dei 12 rotoli <strong>di</strong> cui era formata l’e<strong>di</strong>zione dell’opera completa 67 .<br />

66 Sono utili i repertori <strong>di</strong> filigrane. Cfr. CHARLES MOYSE BRIQUET, Les filigranes, Leipzig 2 1923;<br />

ristampa aggiornata: The New Briquet, 4 voll., Amsterdam 1968. ROBERTO RIDOLFI, La stampa in<br />

Firenze nel secolo XV, Firenze 1958. GERHARD PICCARD, «Die Wasserzeichenforsung als historische<br />

Hilfswissenschaft», in Archivalische Zeitzchrift, 52 (1956) 62-115. IDEM, Die Kronenwasserzeichen,<br />

Stuttgart 1961, Die Ochsenkopfwasserzeichen (1966), Die Turmwasserzeichen (1970).<br />

67 Il termine bibliotheca poteva significare durante il me<strong>di</strong>oevo l’o<strong>di</strong>erna Bibbia. Ad esempio, nella<br />

Vita Anskarii sta scritto: «Ibi bibliotheca, quam serenissimus iam memoratus imperator eidem patri nostro<br />

contulerat, optime conscripta, cum pluribus aliis libris igne <strong>di</strong>speriit» [nell’incen<strong>di</strong>o <strong>della</strong> città <strong>di</strong><br />

Amburgo, l’anno 837] (cap. 16, in MGH II, 700). Il monastero <strong>di</strong> S. Emmeran in Ratisbona possedeva<br />

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