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Compendio di storia della scrittura latina. Paleografia ... - Gregoriana

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secoli. «...in effetto, vera e sola capitale libraria è la “rustica”, e la “elegante” è un semplice<br />

episo<strong>di</strong>o grafico...», p. 34. Il tratteggio. La fattura delle singole lettere negli elementi<br />

essenziali è importante; non teniamo conto, tuttavia, dei trattini <strong>di</strong> rinforzo accessori ai<br />

pie<strong>di</strong> e alla sommità delle aste verticali. [Cfr. G. CENCETTI, p. 37].<br />

La capitale “libraria” or<strong>di</strong>naria (denominata rustica) ha le forme più leggere, snelle,<br />

<strong>di</strong>namiche, protese in alto con l’asse inclinato verso la sinistra. L’altro tipo (la quadrata) è<br />

più artificiale, con lettere larghe che entrano esattamente in un quadrato tracciato secondo<br />

un asse verticale. Lo si vede nelle lettere «O» e «D».<br />

Alcune lettere hanno alcune singolarità: la «F» e la «L» sono un poco più alte dalle altre<br />

lettere, allo scopo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguerle dalle simili «E» e «I». La «A» non porta originariamente<br />

il tratto trasverso.<br />

La punteggiatura. Quasi esclusivamente si usa il punto per in<strong>di</strong>care la lunghezza <strong>della</strong><br />

pausa, secondo dove esso è collocato: se il punto è sopra, in<strong>di</strong>ca pausa lunga; se sta in<br />

mezza altezza, pausa me<strong>di</strong>a; se, però, si trova sulla linea inferiore, pausa breve.<br />

Le abbreviazioni e i nessi. Nei co<strong>di</strong>ci, eccetto in quelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, si usano pochissime<br />

abbreviazioni. Le più comuni sono: -B.= -BUS; -Q. = -QUE. L’altro genere <strong>di</strong><br />

abbreviazioni si trova <strong>di</strong> solito alla fine <strong>della</strong> riga, quando viene soppressa la consonante<br />

“M” (o, talvolta “N”) e, al suo posto, si traccia una lineetta: -A~ = -AM; -E~ = EM. Dal<br />

sec. IV, nei testi cristiani occorrono abbreviazioni riguardanti i nomi sacri.<br />

I nessi sono il risultato <strong>della</strong> sovrapposizione dei tratti <strong>di</strong> due lettere imme<strong>di</strong>atamente<br />

vicine. Nei co<strong>di</strong>ci in capitale libraria tali nessi s’incontrano <strong>di</strong> solito alla fine <strong>della</strong> riga. Tra<br />

i più frequenti sono:<br />

[ ]<br />

Durata. Ci sono pervenuti esempi <strong>di</strong> <strong>scrittura</strong> libraria perfettamente sviluppata dal sec. I<br />

a.C., e si continuò ad usarla fino al sec. VI d.C., in concomitanza alla decadenza<br />

dell’Impero Romano e il collasso <strong>della</strong> civiltà antica. Successivamente, la capitale libraria<br />

fu adoperata, come abbiamo scritto sopra, per scrivere le in<strong>di</strong>cazioni dei capitoli o dei<br />

titoli, degli Incipit o degli Explicit. La <strong>scrittura</strong> capitale “quadrata”, a quanto sembra, fu<br />

soltanto usata durante i sec. V-VI d.C., come imitazione <strong>della</strong> <strong>scrittura</strong> monumentale<br />

epigrafica.<br />

Sono molto famosi alcuni co<strong>di</strong>ci in capitale libraria -oppure in quadrata-, noti con nome<br />

particolare: ad esempio, il Vergilio Augusteo 87 .<br />

87 G.H. Pertz opinava che questo co<strong>di</strong>ce fosse stato scritto ai tempi dell’imperatore Ottavio Augusto.<br />

Rimangono solamente pochi fogli <strong>di</strong> esso alla Bibl. Vat. e a Berlino. Cfr. Tav. I: Virgilio Vaticano; tav. II:<br />

Virgilio Me<strong>di</strong>ceo, Virgilio Romano, Virgilio Palatino. G. Battelli descrive brevemente nel suo manuale i<br />

singoli co<strong>di</strong>ci (pp. 63-66). Cfr. A. PETRUCCI, «Per la datazione del “Virgilio Augusteo”», in Miscellanea in<br />

memoria <strong>di</strong> Giogio Cencetti, Torino 1973, pp. 29-45 [fine del sec. V, inizi del VI]. A. PRATESI, «Nuove<br />

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