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Compendio di storia della scrittura latina. Paleografia ... - Gregoriana

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carolina. Essa resistette, tuttavia, in Irlanda ma cadde lungo il corso del sec. XII. In<br />

Spagna, verso la metà del sec. XII, la <strong>scrittura</strong> visigotica libraria era già in <strong>di</strong>suso.<br />

Maggiore resistenza oppose, invece, il regno normannno dell’Italia meri<strong>di</strong>onale, nel<br />

quale si scrisse in beneventana più volte che in carolina. Quando la beneventana, nel<br />

sec. XIII, concluse il suo ciclo, essa <strong>di</strong>ede spazio ad una <strong>scrittura</strong> che ormai era<br />

<strong>di</strong>ventata gotica.<br />

11.3 Datazione e cambiamenti tipologici <strong>della</strong> <strong>scrittura</strong> carolina<br />

I co<strong>di</strong>ci del sec. IX mostrano la persistenza <strong>di</strong> elementi corsivi, come sono la forma<br />

<strong>di</strong> clava delle aste superiori, la mancanza <strong>di</strong> trattini complementari all’inizio e alla fine<br />

dei tratti brevi delle lettere “i”, “m”, “n”, “u”; durante il sec. X scompaiono<br />

progressivamente i residui corsivi - soprattutto la “a” aperta - e le forme <strong>di</strong> clava delle<br />

aste. Nel sec. XI si raddrizza e ingran<strong>di</strong>sce il corpo <strong>della</strong> <strong>scrittura</strong> - <strong>di</strong>minuisce la<br />

proporzione fra il corpo e le aste superiori delle lettere -, i tratteggi <strong>di</strong>ventano ad<strong>di</strong>rittura<br />

ricercati. Nel sec. XII si presenta irrigi<strong>di</strong>mento nel tracciato, con accentuazione del<br />

contrasto fra i tratti grossi e sottili, nonché l’uso <strong>della</strong> “s” rotonda in fine <strong>di</strong> parola, ed il<br />

segno <strong>di</strong>acritico sulla doppia “i” (in particolare se questa è seguita o preceduta dalla<br />

“u”). Si usò anche la nota tironniana per in<strong>di</strong>care “et” (7) 149 .<br />

La minuscola carolina del sec. XII è <strong>di</strong>fferente, <strong>di</strong>pendendo dalle regioni e i paesi. In<br />

Italia rimane piuttosto larga e rotonda; in Germania, essa tende verso le forme angolose:<br />

è più alta che larga, con i trattini sviluppati, aggiunti alle aste brevi -talora <strong>di</strong>venta<br />

<strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>stinguere fra la “u” e la “n”-. In Inghilterra è alta e stretta, dal tratto sottile;<br />

nella Francia settentrionale assomiglia a quella inglese, ma è più grossa, abbastanza<br />

angolosa; in Spagna e in Francia meri<strong>di</strong>onale ha le forme piuttosto rotonde.<br />

Per la <strong>scrittura</strong> dei documenti, si usava quella specifica e artificiale degli uffici, o<br />

delle corporazioni dove esistevano centri destinati a scrivere i documenti. Tuttavia, gli<br />

altri che non appartenevano a quei gruppi ristretti usavano la carolina per i documenti e<br />

per sottoscrivere. La carolina finì per sostituire le altre scritture. Nelle cancellerie<br />

importanti, la carolina subì alcuni adattamenti, dando luogo alla <strong>scrittura</strong> minuscola<br />

<strong>di</strong>plomatica o cancelleresca. In realtà, si trattava <strong>di</strong> applicare artifici cancellereschi alla<br />

carolina. Ad esempio, come segno <strong>di</strong> abbreviazione si aggiungeva un nodo alla consueta<br />

piccola linea [ ]; le aste, soprattutto quelle superiori, <strong>di</strong>ventarono assai<br />

allungate in confronto al corpo relativamente piccolo <strong>della</strong> <strong>scrittura</strong>; gli intrecci apposti<br />

alle parti superiori <strong>della</strong> “s” corsiva e <strong>della</strong> “f”; le legatura “ct” e “st” avevano le due<br />

lettere <strong>di</strong>stanziate e unite da un tratto in alto, ecc 150 .<br />

149 Questi sono alcuni criteri da applicare con flessibilità. Non osiamo giu<strong>di</strong>care, perché pren<strong>di</strong>amo<br />

come punti <strong>di</strong> riferimento solo alcuni in<strong>di</strong>zi. In questo caso, cercheremo <strong>di</strong> trovare argomenti<br />

«cumulativi». Occorrerà esaminare la materia scrittoria, la composizione del manoscritto, le eventuali<br />

miniature, le lettere ornate, ecc. Cfr. le e<strong>di</strong>zioni Catalogue des manuscrits datés..., per la Francia, il<br />

Belgio, l’Italia, la Germania e l’Austria. Per quanto riguarda la datazione dei co<strong>di</strong>ci italiani, in particolari<br />

romani dei sec. X-XII, cfr. A. PETRUCCI, Stu<strong>di</strong> me<strong>di</strong>evali, 3 a ser., 9 (1968) 1115-1126.<br />

150 La Cancelleria pontificia, quando abbandonò la <strong>scrittura</strong> curiale romana, adottò alcuni artifici<br />

analoghi riguardo alla propria minuscola <strong>di</strong>plomatica, regolandone l’uso dal sec. XII, graduandolo,<br />

secondo la maggiore o minore solennità dei documenti.<br />

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