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Compendio di storia della scrittura latina. Paleografia ... - Gregoriana

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2. Manoscritti latini dell’antichità e del primo me<strong>di</strong>oevo<br />

Molti manoscritti si sono smarriti e, <strong>di</strong> conseguenza, ciò che ci rimane altro non è che<br />

esempio dei campioni, secondo i quali possiamo farci un’idea sulla tipologia degli<br />

antichi co<strong>di</strong>ci. Del periodo antecedente l’anno dell’incoronazione imperiale <strong>di</strong> Carlo<br />

Magno - Natale dell’800 -, meno <strong>di</strong> 2000 co<strong>di</strong>ci latini, completi o frammentari, sono<br />

rimasti fino ai nostri giorni. Essi sono troppo pochi, così da poter risolvere con certezza<br />

molte domande; d’altronde sono abbastanza numerosi, da poter darci un’idea sullo<br />

sviluppo <strong>della</strong> <strong>scrittura</strong>, almeno a gran<strong>di</strong> tratti.<br />

2.1 Africa del Nord. Scrittura onciale e semionciale<br />

La più antica versione <strong>latina</strong> <strong>della</strong> Bibbia ebbe luogo, a quanto pare, nelle regioni del<br />

Nord d’Africa, ai tempi dell’antico padre <strong>della</strong> Chiesa Tertulliano, nel sec. III. Quella<br />

vasta regione, però, ci si presenta oggi piuttosto come un deserto. Nessuno fa un viaggio<br />

fino all’antica Carthago – oggi in Tunisia - per consultare i manoscritti del vescovo<br />

Cipriano (249-259), o fino ad Ippona, per leggere i manoscritti del vescovo Agostino<br />

(396-430). Non possiamo affermare, tuttavia, che niente sia rimasto <strong>di</strong> quanto è stato<br />

scritto in quelle regioni. Conserviamo, in effetti, alcuni co<strong>di</strong>ci contenenti le opere <strong>di</strong><br />

Cipriano <strong>di</strong> Cartagine in <strong>scrittura</strong> onciale dei sec. IV e V, provenienti dall’Africa 36 .<br />

Ad<strong>di</strong>rittura, le più antiche copie che abbiamo <strong>della</strong> maggior parte delle opere <strong>di</strong><br />

Sant’Agostino sono state probabilmente elaborate in terra africana 37 .<br />

A quanto sembra, nel Nord dell’Africa, alla fine del sec. V e durante il sec. VI è<br />

prevalsa la <strong>scrittura</strong> semionciale: un tipo <strong>di</strong> <strong>scrittura</strong> conosciuto anche sotto la<br />

denominazione <strong>di</strong> litterae africanae. Uno dei più bei co<strong>di</strong>ci antichi contenente una tale<br />

<strong>scrittura</strong> è denominato l’Ilarius Basilicanus. Esso contiene le opere <strong>di</strong> sant’Ilario <strong>di</strong><br />

Poitiers, ed è conservato presso l’archivio <strong>della</strong> Basilica <strong>di</strong> S. Pietro in Vaticano. Si<br />

tratta, senza dubbio, d’una <strong>scrittura</strong> fatta dagli scrivani africani, poi corretta a Cagliari –<br />

Sardegna – presso la cerchia dei presuli africani esiliati in quell’isola - come fu il caso<br />

<strong>di</strong> Fulgenzio <strong>di</strong> Ruspe ed i suoi seguaci -. Cassiodoro, verso la metà del sec. VI, si<br />

augurava <strong>di</strong> ottenere alcuni co<strong>di</strong>ci provenienti dall’Africa per il suo monastero <strong>di</strong><br />

Vivarium - nell’area dell’attuale Calabria, Sud <strong>della</strong> Penisola Italica -. Molti dei<br />

manoscritti che sono arrivati in Europa dall’Africa sarebbero stati trasferiti ai tempi<br />

<strong>della</strong> conquista musulmana che mise fine alla cultura <strong>latina</strong>, nel Nord Africa, verso la<br />

metà del sec. VII.<br />

2.2 Hispania<br />

Alcuni gruppi dei cristiani nordafricani durante il sec. VI si rifugiarono nell’Hispania<br />

visigotica. Il vescovo Ildefonso <strong>di</strong> Toledo racconta che l’abate Donato arrivò alla terra<br />

36 Essi si trovano, ad esempio, nella Biblioteca Nazionale <strong>di</strong> Torino. Cfr. Co<strong>di</strong>ces Latini Antiquiores, a<br />

cura <strong>di</strong> E. A. LOWE, London 1934-1971, vol. IV, 458.464-465; VI, 804.<br />

37 È stata riconosciuta una <strong>di</strong> queste copie in un co<strong>di</strong>ce in <strong>scrittura</strong> onciale <strong>di</strong> San Pietroburgo –Russia-<br />

contenente le quattro opere che compose Agostino d’Ippona durante il primo anno del suo episcopato<br />

(395-396). Uno degli scrittori <strong>di</strong> quel co<strong>di</strong>ce ha adoperato un tipo <strong>di</strong> onciale «africana», come quello<br />

usato nei co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> San Cipriano, il che conferma il carattere africano originario del co<strong>di</strong>ce.<br />

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