Compendio di storia della scrittura latina. Paleografia ... - Gregoriana
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Gli scriptores lavoravano <strong>di</strong> solito a casa, sia esercitando il loro mestiere da liberi<br />
artigiani, sia lavorando alle <strong>di</strong>pendenze dei librai e degli stazionari. Non si è tornato più<br />
agli scriptoria collettivi dell’antichità e delle abbazie me<strong>di</strong>oevali. Bisognava controllare<br />
i molti scrittori de<strong>di</strong>ti ai centri universitari, me<strong>di</strong>ante la loro sottomissione alla <strong>di</strong>sciplina<br />
e sorveglianza delle autorità accademiche. Gli stazionari e librai erano obbligati a<br />
tenere, nelle loro botteghe, copie officiali (exemplaria) dei libri in uso 79 .<br />
I co<strong>di</strong>ci usciti dalla penna degli amanuensi del periodo <strong>della</strong> Scolastica sono, senza<br />
dubbio, destinati al commercio, e il loro testo lascia spesso da desiderare. I committenti<br />
però erano esigenti dal punto <strong>di</strong> vista calligrafico ed estetico, sicché non <strong>di</strong> rado si<br />
trovano esemplari bellissimi. Esistevano anche miniaturisti professionali, ad<strong>di</strong>rittura<br />
celebri pittori. Per poter eseguire le miniature, lo scrittore lasciava in bianco lo spazio<br />
occorrente, per esempio, quello rispettivo alle lettere iniziali, alle rubriche dei capitoli,<br />
ecc., in<strong>di</strong>cando al margine, in lettere piccole, ciò che doveva essere <strong>di</strong>pinto o scritto dal<br />
rubricator o miniaturista. Talvolta però questo lavoro non fu eseguito, e così oggi si<br />
vedono in alcuni co<strong>di</strong>ci spazi vuoti al posto <strong>di</strong> lettere ornate 80 .<br />
Per quanto riguarda il problema <strong>della</strong> vista da parte dei lettori e degli scrittori, gli<br />
occhiali furono inventati in Italia verso l’anno 1285. Prima si usavano, tuttavia, pezzi <strong>di</strong><br />
vetro o <strong>di</strong> pietra trasparenti che ingran<strong>di</strong>vano un poco la <strong>scrittura</strong>. Nel vocabolario <strong>di</strong><br />
Alfric Grammaticus (anglossasone, +1020) troviamo l’espressione: «specularis<br />
purhscyne stan». Il monaco Fridegodo, scrittore <strong>della</strong> vita <strong>di</strong> S. Wilfrid arcivescovo <strong>di</strong><br />
York (+709), scrive nel sec. X: «Protinus admisso micuit syntagma berillo». Non è chiaro il<br />
senso <strong>della</strong> frase, ma tuttavia il berillo è un minerale trasparente che serviva per<br />
ingran<strong>di</strong>re le immagini visuali. In tedesco si <strong>di</strong>ce «<strong>di</strong>e Brille». Si usava anche il vetro,<br />
prima monocolo, poi binocolo. In tedesco: «Spiegel», «Augenspiegel». In latino:<br />
«Specula oculorum», «Ocularia» (in italiano, «occhiali»). In inglese si conserva<br />
«speculum-spectacles». In spagnolo antico, «espejuelos» 81 .<br />
79 L’exemplar <strong>di</strong> un testo scolastico aveva il formato <strong>di</strong> un co<strong>di</strong>ce, però non rilegato, cioè tenuto in<br />
quaderni sciolti che si denominavano peciae [Cencetti, p. 20]. Ciascuna opera aveva un numero <strong>di</strong> peciae<br />
e costituiva la base <strong>di</strong> tutto il lavoro <strong>della</strong> copiatura. Colui che desiderava procurarsi un libro scolastico, si<br />
rivolgeva ad un libraio, oppure si metteva d’accordo con uno scrittore, il quale si rivolgeva allo<br />
stazionario. Lo scrittore riceveva in affitto, per un prezzo fissato dagli statuti, le peciae dell’opera<br />
richiesta, una o anche più alla volta. Copiate, lo scrittore le riportava, ricevendo la pecia successiva, e così<br />
fino a terminare la copia dell’opera intera. In tale modo, un solo esemplare serviva all’esecuzione <strong>di</strong><br />
parecchie copie nello stesso tempo. Immaginiamo, quin<strong>di</strong>, per esempio, che lo Speculum iu<strong>di</strong>ciale <strong>di</strong><br />
Gulielmo Durante, composto da 63 peciae (per il cui affitto si pagavano complessivamente 15 soli<strong>di</strong><br />
bolognesi) fosse contemporaneamente in elaborazione da parte <strong>di</strong> 63 copisti.<br />
80 Sulla «pecia», cfr. J. DESTREZ, La Pecia dans les manuscrits universitairs du XIII e et du XIV e siècle.<br />
Texte et planches, Paris 1935; G. FINCK-HERRERA, «Une institution du monde mé<strong>di</strong>éval, la pecia», in<br />
Revue philosophique de Louvain, 60 (1962) 184-243. In italiano: Libri e lettori nel me<strong>di</strong>oevo, a cura <strong>di</strong><br />
GUGLIELMO CAVALLO, Bari 1977, pp. 131-165. Cfr. G. CENCETTI, o.c., p. 174.<br />
81 ßερίλλoσ, berillus: pietra minerale, preziosa, traslucida, senza colore, oppure colorata. Quando<br />
possiede colore verde è denominata «smaragdus» (smeralda). Be = elemento minerale (simbolo).<br />
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