Compendio di storia della scrittura latina. Paleografia ... - Gregoriana
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quoti<strong>di</strong>ano v’era anche qualche forma <strong>di</strong> corsiva, ma non ci è pervenuto alcun esempio.<br />
Ciò che rimane dei tempi antichi fino al I sec. a. C. è anzitutto <strong>di</strong> carattere epigrafico, cioè<br />
scolpito o inciso, sebbene si conservino alcune scritture tracciate a pennello sull’intonaco.<br />
Fra gli esempi antichi più noti si trovano: 1°.- La fibula Prenestina (fibbia da Preneste =<br />
Palestrina) oggi presso il Museo preistorico <strong>di</strong> Roma, nell’area dell’EUR-. Su <strong>di</strong> essa si<br />
leggono 5 parole latine incise nel VII / VI sec. a. C.: «Manios med fhe fhaked numasioi».<br />
2°.- Il cippo del Foro Romano, detto Lapis Niger - frammento <strong>di</strong> un cippo o <strong>di</strong> una colonna<br />
mutila deposta sotto il noto «Lapis Niger» che si trovava <strong>di</strong>nanzi alla Curia Romana, non<br />
lontano dall’arco trionfale <strong>di</strong> Septimio Severo -. Su tutte le quattro facciate del cippo si<br />
legge un’iscrizione che sembra sia un testo legale sacro. I caratteri dell’iscrizione sono<br />
assai antichi, databili al sec. VI a. C., tracciati in modo «bustrofe<strong>di</strong>co» (ßoûσ - στρέφω =<br />
bue - vertere): il cammino <strong>della</strong> <strong>scrittura</strong> scorre al modo <strong>di</strong> quello del solco fatto dall’aratro<br />
tirato dai buoi, cioè, una riga da destra verso sinistra, e la riga seguente in senso opposto,<br />
ovvero da sinistra verso destra. Dall’iscrizione del cippo del Foro Romano si può ricavare<br />
l’intero alfabeto, eccetto la «B» 84 . Dal sec. IV a.C. gli esempi <strong>di</strong> <strong>scrittura</strong> <strong>latina</strong><br />
<strong>di</strong>ventarono più frequenti, tuttavia fino al sec. I si trattò era una <strong>scrittura</strong> epigrafica, non<br />
scritta a mano libera, ma a scalpello 85 .<br />
Dai resti che ci sono pervenuti dall’antica <strong>scrittura</strong> <strong>latina</strong> possiamo dedurre che fino al<br />
sec. I a.C. l’alfabeto latino era composto da 21 lettere. Ai tempi <strong>di</strong> Cicerone sarebbero state<br />
aggiunte altre due lettere («K» al centro e «Z» alla fine), necessarie per la trascrizione delle<br />
parole greche. Lo stesso alfabeto rimane fino ai nostri giorni, soltanto che fino al Seicento<br />
non fu fatta alcuna <strong>di</strong>stinzione tra i suoni «u» e «v», scrivendoli con un segno <strong>di</strong> «U» o <strong>di</strong><br />
«V» in<strong>di</strong>stintamente. Dal sec. XI si usa la forma «W», ma non era ritenuta come lettera<br />
propria dell’alfabeto latino. Essa è sorta dall’uso <strong>di</strong> forme doppie dell’«U» o <strong>della</strong> «V»<br />
(UU, VV) nei nomi <strong>di</strong> origine germanica, come Willelmus, Vuillelmus. Le forme «u» e<br />
«v», come anche «i» e «j» sono note già durante il me<strong>di</strong>oevo, ma non <strong>di</strong>pendono dalla<br />
pronuncia, bensí dal posto che occupano dentro un vocabolo.<br />
Il più antico documento latino che ci è pervenuto è una lettera <strong>di</strong> uno schiavo, stillata<br />
intorno alla metà del sec. I a.C. In questo periodo, cioè durante i decenni prima e dopo<br />
Cristo, si operò un cambiamento nel tracciato dei singoli componenti delle lettere, quando i<br />
tratti verticali assumono i trattini <strong>di</strong> complemento (in francese: empattements: trait qui<br />
termine les jambages des capitales). .<br />
Verso il tempo <strong>della</strong> nascita <strong>di</strong> Cristo, la <strong>scrittura</strong> era in<strong>di</strong>spensabile per ogni citta<strong>di</strong>no<br />
romano. Ogni azione giuri<strong>di</strong>ca portava con sé un documento. Quasi tutti i documenti <strong>di</strong><br />
allora purtroppo sono stati smarriti a causa <strong>della</strong> materia scrittoria usata, le tavolette cerate<br />
o il papiro.<br />
84<br />
Cfr. G. BATTELLLI, Lezioni <strong>di</strong> <strong>Paleografia</strong>, quarta e<strong>di</strong>zione, in Scuola Vaticana <strong>di</strong> <strong>Paleografia</strong>,<br />
Diplomatica e Archivistica, Libreria E<strong>di</strong>trice Vaticana, Città del Vaticano 1999, p. 55. Ve<strong>di</strong> riproduzione in:<br />
<strong>Paleografia</strong> Latina. Tavole, a cura <strong>di</strong> PAOLO CHERUBINI e ALESSANDRO PRATESI, in Lettera Antiqua 10,<br />
Scuola Vaticana <strong>di</strong> <strong>Paleografia</strong>, Diplomatica e Archivistica, Città del Vaticano 2004, Tav. 1 a).<br />
85<br />
Cfr. «Epigrafia e paleografia. Inchiesta sui rapporti fra due <strong>di</strong>scipline», in Scrittura e Civiltà 1981,<br />
265-312.<br />
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