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44 Antonio Giovanni Pesce<br />

è, innanzi tutto, un pensato, perché senza atto del pensiero non è niente,<br />

non essendo, in quel caso, niente neppure il pensiero. Il pensiero – sia<br />

chiaro – di cui si può dire Io.<br />

Prima di analizzare l’intima dialettica e alcuni punti che si danno nella<br />

loro originalità speculativa, chiariamo subito: lo spirito, qual è concepito<br />

da Gentile, non arriva dopo – dopo la logica, dopo la natura. Lo spirito<br />

è prima, è la sintesi originaria, ed ecco perché c’è logica, che è sempre<br />

pensata da me che la penso, ed ecco perché c’è natura. Lo spirito è questa<br />

individualità concreta, storica, che pensa; questa individualità concreta<br />

che è soggetto che pensa «quella realtà spirituale» (la logica, la natura) che<br />

è «oggetto del nostro conoscere» 15 . È processo, dunque, ed è atto – l’atto<br />

supremo della <strong>vita</strong>, l’intimità più assoluta perché assoluta positività, che<br />

non può trovare negazione fuori di essa; l’intangibilità profonda dello<br />

spirito, che rende l’uomo vivente, e lo fa emergere dal nulla dell’incoscienza<br />

propria; è il sintagma Io sono; – dunque processo e atto, e non sostanza<br />

da contrapporre alla materia, giacché «il nostro spirito […] è solo<br />

spirito della nostra esperienza», dove l’esperienza è l’atto della <strong>vita</strong> e non<br />

il suo contenuto 16 .<br />

Questo intende Gentile, quando afferma che «il pensiero che è vero<br />

pensiero, deve generare l’essere di cui è pensiero» 17 . Egli intende che l’affermazione<br />

dell’Io rende logicamente secondario l’essere. Infatti, è solo dopo<br />

la mia affermazione come autocoscienza, che io prendo coscienza di essere<br />

io che penso, e di essere un ente distinto da tutti gli altri enti. Solo quando<br />

intendo di avere un mondo interiore, solo allora mi ricostruisco, con un atto<br />

di esistenza, la <strong>vita</strong>, e mi comprendo neonato, e nelle foto rivedo me<br />

stesso. Ma sono io, ora, che con un atto di pensiero mi rivedo nelle foto di<br />

ieri. Senza questo ora, che mi fa dire Io, io non sarei punto. Ma si ponga<br />

attenzione ad un nodo importante: è logicamente che il pensiero è prima<br />

dell’essere; è logicamente che io mi riconsegno a me stesso come pensiero<br />

che è. Logicamente, solo dopo l’atto del pensiero (pensante) che mi fa dire<br />

«io sono». Io non sono, se non mi penso, ma non mi posso pensare se<br />

15 Cfr. ivi, p. 470.<br />

16 Cfr. ivi, p. 477.<br />

17 TGS, p. 540.

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