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Essi infatti portarono a compimento le loro atrocità con fanatica convinzione<br />
ed anche con un’assoluta certezza di coscienza. Al che un altro rispose con la<br />
massima naturalezza che le cose stavano proprio così: non c’è proprio nessun<br />
dubbio che Hitler ed i suoi complici, che erano profondamente convinti della<br />
loro causa, non avrebbero potuto agire diversamente e che <strong>qui</strong>ndi, per quanto<br />
siano state oggettivamente spaventose le loro azioni, essi, a livello soggettivo, si<br />
comportarono moralmente bene. Dal momento che essi seguirono la loro coscienza<br />
– per quanto deformata –, si dovrebbe riconoscere che il loro comportamento<br />
era per loro morale e non si potrebbe pertanto mettere in dubbio la loro<br />
salvezza eterna 30 .<br />
Con un filo d’ironia per la serietà di siffatta argomentazione filosofica<br />
e teologica, si dovrebbe fiduciosamente sperare di trovare un bel giorno,<br />
in paradiso, coscienziosi criminali come Hitler e Stalin. Comunque sia,<br />
gli esiti paradossali di quell’argomentare ci aiutano notevolmente a dif -<br />
fidare della coscienza comodamente fondata sui criteri soggettivi di un<br />
uomo contemporaneo che, avendo spesso perduto il senso della colpa e<br />
del peccato, si sente stoltamente sereno e moralmente “in regola”. A tal<br />
proposito, torna opportuno ricordare la parabola del fariseo e del pubblicano:<br />
tra il pubblicano peccatore e il fariseo giusto passa indubbiamente<br />
la differenza netta che separa le opere malvagie da quelle buone, e che<br />
condanna le prime ed approva le seconde. Ma, al vaglio divino di Gesù,<br />
c’è ancora un altro male, un altro peccato: quello del giusto fariseo che<br />
non percepisce più la colpa, che si sente in pace con sé stesso, con la Legge<br />
e con Dio, mentre non s’accorge del silenzio e del sonno della sua coscienza.<br />
Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il<br />
fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono<br />
come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano.<br />
Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che<br />
possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare<br />
gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me<br />
peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato,<br />
perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato 31 .<br />
30 Ivi, 10-1.<br />
31 Lc 18, 10-14.<br />
La centralità della coscienza in Joseph Ratzinger 73