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La centralità della coscienza in Joseph Ratzinger 79<br />

Solo così si e<strong>vita</strong>, secondo Ratzinger, il ritorno di fiamma soggettivistico<br />

che assolve qualunque crimine consumato in piena coscienza:<br />

Tuttavia il fatto che la convinzione ac<strong>qui</strong>sita sia ovviamente obbligatoria nel<br />

momento in cui si agisce, non significa nessuna canonizzazione della soggettività.<br />

Non è mai una colpa seguire le convinzioni che ci si è formate, anzi uno deve<br />

seguirle. Ma non di meno può essere una colpa che uno sia arrivato a formarsi<br />

convinzioni tanto sbagliate e che abbia calpestato la repulsione verso di<br />

esse, che avverte la memoria del suo essere. […] Per questo motivo, anche i criminali<br />

che agiscono con convinzione rimangono colpevoli 40 .<br />

Nel portare a termine questa nostra riflessione, non possiamo non<br />

evidenziare, pur nei limiti di un rapido tratteggio, l’importanza che Ratzinger<br />

attribuisce al concetto di coscienza anche in riferimento alla sfera<br />

dell’attività etico-politica. Sulla base dell’insegnamento evangelico, che<br />

fissa la linea di demarcazione fra Dio e Cesare, la coscienza cristiana assume<br />

una particolare posizione rispetto allo Stato: quest’ultimo è certamente<br />

da rispettare sia come ordinamento giuridico a garanzia della libertà e<br />

della sicurezza, sia come prassi politica di governo indirizzato non già all’interesse<br />

particolare, bensì al benessere di tutti. Ma, proprio perché rispetta<br />

la distinzione tra Chiesa e Stato, tra sacro e profano, tra morale e<br />

politica, la coscienza cristiana respinge fermamente l’idea di uno Stato<br />

come realtà assoluta, fonte di verità e di moralità, fosse pure uno Stato liberal-democratico<br />

che pretenda di legiferare sugli affari di coscienza in<br />

base al principio della maggioranza.<br />

E <strong>qui</strong> riappare l’insegnamento di Agostino, che riesce a mantenere un<br />

forte senso di realismo politico senza mai dimenticare, però, l’ammonimento<br />

di Paolo secondo cui «nostra autem conversatio in caelis est» 41 . Infatti,<br />

nel sottolineare autorevolmente che la sostanza della coscienza cristiana<br />

è la libertà, perché «quando uno diventa cristiano è chiamato dal<br />

Signore alla libertà», Agostino richiama al contempo i cristiani ai doveri<br />

terreni della politica, giacché «sarebbe in grave errore quel cristiano che,<br />

appunto per essere cristiano, ritenesse di non dover pagare le imposte o i<br />

40 Ivi, pp. 29-30.<br />

41 «La nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo»<br />

(Fil 3, 20).

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