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in quello per cui costantemente la mantiene<br />
in essere), ed evidenziando il carattere<br />
normativo dell’individuazione personale<br />
(cfr. p. 206). Questo aspetto si riscontra<br />
per esempio nel principio della<br />
responsabilità, che permane nonostante<br />
– come Pandolfo sembra accennare alle<br />
pp. 62 sgg. – i moventi del comportamento<br />
“fisiologico” e “patologico” possano<br />
essere talvolta gli stessi, e gli stessi<br />
comportamenti possano essere fisiologici<br />
o patologici secondo il contesto. Il soggetto<br />
nevrotico tormentato dai «vissuti<br />
non detti che “rivendicano” un diritto a<br />
esistere con una carica affettiva talora ingombrante»,<br />
con «effetti n[iente] affatto<br />
innocui sul piano della <strong>vita</strong> pubblica», è<br />
identificato appunto da quello che fa,<br />
anche se è «giocato dal gioco» (ibid.). La<br />
responsabilità – come l’identità – è dunque<br />
fondamentalmente qualcosa che serve<br />
agli altri – e non all’agente.<br />
In questa condizione di intersoggettività<br />
non riducibile, la “razionalità” di<br />
cui parla Habermas non è certo il monolite<br />
inscalfibile dell’innatismo cartesiano<br />
(o – linguisticamente – di quello<br />
cognitivo post-chomskiano), quanto il<br />
fragile esito di un fragile meccanismo, e<br />
la verità (che è sempre fallibile e negoziabile,<br />
come nella migliore tradizione<br />
pragmatista) è un «nastro trasportatore»<br />
(p. 196) che porta dall’uno all’altro il valore<br />
cui conformarsi di volta in volta.<br />
Spigolature 85<br />
In conclusione, torniamo dunque ai<br />
due corni del problema che, con l’autrice,<br />
ci eravamo posti all’inizio: qual è il<br />
rapporto tra normatività in generale e<br />
normatività linguistica? Ancorare la normatività<br />
al linguaggio aiuta a ricomprendere<br />
il conflitto nella cooperazione?<br />
Credo che si possa dire che la linguisticità,<br />
nel suo duplice aspetto sistemico<br />
(la langue saussuriana, per intenderci) e<br />
prassico (la possibilità – mai garantita<br />
ma mai negata – di trovare un’intesa<br />
cooperativa come esito di ogni scambio<br />
linguistico-comunicativo), ha in sé le risorse<br />
per ricomprendere le istanze del<br />
conflitto nella dimensione dell’e<strong>qui</strong>librio<br />
trasformativo. Nella lingua Faktizität<br />
e Geltung si confondono, e lavorano<br />
entrambe al proprio massimo. Certamente<br />
– almeno a giudizio di chi scrive<br />
– la lingua è un’istituzione, e possiede<br />
un ruolo fondativo rispetto alle altre istituzioni.<br />
Ma questo basta per dire che<br />
tutta la normatività è assimilabile alla<br />
normatività linguistica? La ricerca di<br />
Alessandra Pandolfo non offre una risposta<br />
finale e indiscutibile (né si potrebbe)<br />
a un quesito come questo, ma è<br />
certamente un ottimo punto di partenza<br />
per porlo nei suoi giusti termini.<br />
Alessandra Pandolfo, Le regole dell’intesa attraverso<br />
Habermas. Uno studio sulla normatività<br />
umana, Pisa, ETS, 2010, pp. 230, € 18,00.