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Emanuele Fadda<br />

Normatività e intersoggettività linguistica<br />

Il premio intitolato alla memoria di<br />

Vittorio Sainati, che si svolge a Pisa, seleziona<br />

ogni anno una tesi di dottorato<br />

di argomento filosofico particolarmente<br />

meritevole, per la pubblicazione presso<br />

la casa editrice ETS. Il lavoro scelto nel<br />

2009 ha ad oggetto Jürgen Habermas e<br />

la definizione della normatività,<br />

ed ha come primo<br />

elemento di originalità<br />

– rispetto ad altre ricerche<br />

dedicate a questo autore –<br />

quello di essere una tesi di<br />

dottorato in filosofia del<br />

linguaggio. Sebbene, infatti,<br />

la nozione di (struttura<br />

del l’)inter sog get tività linguistica<br />

sia generalmente<br />

riconosciuta come cardine<br />

della teoria habermasiana,<br />

raramente essa ha catturato<br />

davvero l’attenzione degli<br />

specialisti (se mai può o deve esserci<br />

uno specialismo, in filosofia) del settore.<br />

Se una delle più grandi intuizioni di<br />

Habermas era stata quella di chiamare<br />

in causa la tradizione analitica, ma soprattutto<br />

la filosofia del linguaggio ordinario<br />

che si era sviluppata dall’eredità di<br />

Wittgenstein, per spiegare i meccanismi<br />

di regolazione sociale, la scommessa<br />

dell’autrice è invece quella di verificare e<br />

ripensare la nozione di “intesa linguistica”<br />

partendo dal linguaggio e dall’indagi-<br />

ne su linguaggio e natura umana che<br />

permea larghi settori della filosofia del<br />

linguaggio contemporanea, in maniera<br />

trasversale rispetto alle opposizioni (analitici<br />

vs. continentali, e all’interno di<br />

questi ultimi strutturalisti, ermeneuti,<br />

postmodernisti ecc.) con cui si usa articolare<br />

questo come altri<br />

campi degli studi filosofici.<br />

E le poste in gioco di<br />

quest’operazione, secondo<br />

l’avviso di chi scrive, sono<br />

fondamentalmente due:<br />

da una parte, la possibilità<br />

di rendere conto – in una<br />

teoria che fonda la normatività<br />

sulla prassi linguistica<br />

– del conflitto tanto<br />

quanto della cooperazione;<br />

dall’altra, la comparazione<br />

tra la normatività<br />

propria della prassi linguistica<br />

e quella socio-politica, per mostrare<br />

se e in che modo la seconda possa essere<br />

derivata dalla prima, e se davvero questa<br />

contenga in sé degli antidoti a quelli che<br />

sono i rischi di collasso delle norme di<br />

convivenza umana.<br />

In entrambi i casi, il punto di partenza<br />

è dato dalla dialettica tra le due dimensioni<br />

della normatività, che Habermas<br />

chiama Faktizität e Geltung. La prima<br />

è l’imporsi della regola, come fatto<br />

coercitivo, a chi la deve osservare, mentre

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