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qui - maria vita romeo

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non sono. Verrò pensato da altri, ma il nodo dell’autocoscienza, in cui io<br />

e il mio mondo siamo stretti in un vincolo indissolubile, non è più.<br />

Va riletta con passione una bella pagina del Sistema di logica che dice:<br />

Ma, in realtà, non c’è pensiero se non in quanto pensante, il quale non è oggetto<br />

di contemplazione, anzi, se mai, attività contemplante, e, come tale, vera e<br />

propria azione, produzione, creazione di essere. Quella creazione operosa, la cui<br />

fatica sente ognuno che pensa, e che logora le forze dell’individuo empirico non<br />

meno del rude lavoro di chi ara la terra, o di chi col piccone squarcia i fianchi<br />

dei monti, o doma le fiere selvagge, o solca i mari, o si leva alto per l’aria a fender<br />

con l’ale le nubi 18 .<br />

Il pensiero è, innanzi tutto, pensiero pensante 19 , è il «solido» 20 su cui,<br />

scendendo a terra, si mette il piede. E le vette su cui si planava prima non<br />

erano il regno dei cieli del santo – luogo solidissimo per chi lo esperisce –<br />

bensì le astrattezze dell’intellettualismo. Quale verità, tuttavia, è più certa<br />

di quel che ciascuno è in quanto autocoscienza?<br />

Ancora. Il pensiero come attività, in quanto tale, è relazione tra l’operatore<br />

e l’operato. Ora, in astratto, c’è un operatore e un operato, così come<br />

nella conoscenza c’è un soggetto e un oggetto. Ma se i due termini,<br />

invece, si danno nel loro reciproco e indissolubile rapporto, allora non c’è<br />

un termine e un altro, ma c’è la relazione che, per analisi, può in un secondo<br />

momento darci la molteplicità in seno all’unità. Questa unità intrascendibile<br />

sono io – unità che è sempre il solido di ogni altro pensiero.<br />

Ma non è unità immediata. È unità mediata. Unità che si dà – sempre in<br />

modo transitorio – solo dopo la dialettica di soggetto e oggetto.<br />

Soggetto, si è detto. Ma ogni soggetto «è sempre soggetto di un oggetto»,<br />

poiché si «costituisce soggetto del suo atto rispettivo» 21 . Questo è<br />

il punto, senza capire il quale – ci avvisa Gentile nello stesso brano – «si<br />

vuol cadere negli e<strong>qui</strong>voci grossolani di cui van gloriosi molti facili critici<br />

di questo idealismo». Soggetto del suo atto rispettivo: che vuol dire ciò? Lo<br />

spiega lo stesso filosofo, quando scrive che<br />

18 SL1, p. 93.<br />

19 Cfr. SL2, p. 58, e IF, p. 235.<br />

20 Cfr. Ivi, p. 102.<br />

21 TGS, p. 475.<br />

La fenomenologia della coscienza in Giovanni Gentile 45

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