quaderni di documentazione locale - Sistema Bibliotecario dell'Area ...
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Stregonerie, superstizioni ed Inquisizione<br />
Ghisalba <strong>di</strong>sse che Antonio Pulcino<br />
segnava le pecore. Si prescrisse <strong>di</strong><br />
non fare niente <strong>di</strong> superstizioso,<br />
pena scomunica anche per il sacerdote<br />
che avesse dato l’assoluzione. 98<br />
Un altro personaggio <strong>di</strong> origine<br />
brembana, il pittore Francesco Bonetti<br />
<strong>di</strong> Baresi (che fu collaboratore<br />
<strong>di</strong> Lorenzo Lotto), trasferitosi nella<br />
parrocchia <strong>di</strong> S. Alessandro in Colonna,<br />
segnava gli infermi, come risulta<br />
dalla <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> venerdì<br />
22 marzo 1549 del viceparroco don<br />
Pietro Facieti detto Parisotto, 99 che<br />
era, come poi si saprà, luterano.<br />
Giovedì 4 agosto 1567 il notaio Davide<br />
fu mastro Sebastiano Bonetti <strong>di</strong><br />
Baresi <strong>di</strong>sse che alcune donne per<br />
segnar l’Isacco (erisipela) o la febbre<br />
<strong>di</strong>cevano il Pater noster e l’Ave Maria,<br />
ma ignorava chi fossero, conosceva<br />
solo Maria figlia da marito <strong>di</strong> mastro<br />
Rinaldo, 100 probabilmente Gervasoni.<br />
Giovedì 13 agosto 1579 Guarisco fu<br />
Bono Onzie Ronzoni <strong>di</strong> Sedrina riferì<br />
che si <strong>di</strong>ceva che Donet, moglie<br />
<strong>di</strong> Antonio Pecino, donna da bene,<br />
segnava il male della gola ai figli piccoli<br />
e ne aveva segnato uno anche a<br />
lui, ma non sapeva <strong>di</strong> sicuro in che<br />
modo. 101<br />
Nel 1624 in tutta l’oltre Goggia alcuni<br />
per curare i mali facevano segni<br />
vani e superstiziosi. 102<br />
Nella relazione del 6 maggio 1666 si<br />
segnala che ad Endenna vi erano<br />
donne che segnavano catarro, sciatica,<br />
stagnar del sangue, erisipela. 103<br />
PRATICHE SUPERSTIZIOSE<br />
A Baresi l’11 settembre 1536 venne<br />
chiesto al già ricordato Giacomo<br />
del Foppo se avesse qualche arte o<br />
perizia per cacciare le tempeste<br />
imminenti e questi rispose <strong>di</strong> avere<br />
un’orazione il cui testo era stato<br />
scritto e dato da fra’ Giulio da Bordogna<br />
allora parroco <strong>di</strong> quel luogo,<br />
che iniziava: O domine iesu christo verus<br />
deus qui de sinu patris missus est In<br />
mundum peccata relaxare e che quando<br />
vedeva iniziare le tempeste, genuflesso<br />
la leggeva e pregava finché la<br />
tempesta non si allontanava. Gli<br />
venne quin<strong>di</strong> chiesto se recitando<br />
l’orazione facesse qualche segno <strong>di</strong><br />
croce od altro e rispose <strong>di</strong> no, salvo<br />
che recitare il Pater e l’Ave Maria che<br />
erano contenuti nell’orazione. Gli<br />
venne chiesto anche se credeva <strong>di</strong><br />
cacciare le tempeste in virtù <strong>di</strong><br />
quell’orazione e rispose che credeva<br />
che fosse Dio a cacciarla, esortato<br />
dall’orazione, e riferiva anche un<br />
parere <strong>di</strong> fra’ Giulio. Alla richiesta<br />
<strong>di</strong> quali suffragi usasse per liberare<br />
le anime dal purgatorio, rispose che<br />
un tempo a Brescia aveva comprato<br />
da uno che era stato liberato dalla<br />
prigionia dei turchi un’orazione che<br />
iniziava con Madonna Santa Gloriosa<br />
che, recitata per 15 giorni a <strong>di</strong>giuno,<br />
liberava un’anima dal purgatorio,<br />
pensava per opera <strong>di</strong> Dio. Affermò<br />
poi <strong>di</strong> averla recitata <strong>di</strong>verse volte<br />
per i morti e <strong>di</strong> aver affermato che<br />
liberava anime. 104 Il vescovo, in vir-<br />
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