opuscolo L'OSPITALITÀ DELL'ABATE 04-2007.indd - IPSSAR Berti ...
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L’ospitalità dell’Abate<br />
A SCUOLA DAI MONACI BENEDETTINI<br />
di Stefano Frighetto<br />
Quando sulle antiche vie sterrate e silenziose delle nostre campagne e colline si incrociavano<br />
mercanti e pellegrini, contadini e viandanti di una varia umanità che viveva<br />
di un’essenzialità che è per noi oggi quasi paradossale, radi e indispensabili sorgevano<br />
nei crocevia i luoghi agognati del riposo e del ristoro.<br />
Era quella l’umanità della lentezza e del silenzio.<br />
Il tratturo antichissimo che univa Vicenza a Verona, frammento della via Postumia,<br />
oggi divenuto arteria poderosa di un’economia arrembante che non ha tempo per fermare<br />
l’occhio sui grandi prativi che ancora resistono alla logica del capannone, né sulla nebbia<br />
mattutina che avvolge i gelsi a bordo strada, o sul verde immenso dell’erbe dopo le piogge,<br />
ebbene, questa strada, poteva essere attraversata per lunghi tratti a piedi in un giorno<br />
d’inverno senza incontrare nessuno che si opponesse al proprio lento andare. Paradossale,<br />
appunto, a noi, popolo dell’auto dal parcheggio comodo e dell’odiato ingorgo.<br />
Era quella l’umanità della pazienza e della fede. Rarissime, in verità, le locande<br />
nell’est veronese, almeno fino all’epoca cosiddetta “moderna”, ossia, diciamo dal XVI<br />
secolo in avanti. Sino ad allora, sicuri ed accoglienti nella povertà, i monasteri offrivano<br />
il desiderato riposo ai viaggiatori e ai pellegrini.<br />
Bello e solitario nelle sue mura romaniche,<br />
il monastero di Villanova di San Bonifacio, ad<br />
esempio, è l’impronta di un mondo e di una<br />
società che non c’è più. In esso, come in altri<br />
conventi disseminati sull’arteria ovest-est del<br />
Veneto, i monaci fornivano asilo con i mezzi e<br />
le competenze che li contraddistinguevano, con<br />
i prodotti da essi stessi realizzati, nella capacità<br />
storica di incidere con la loro operosa esperienza<br />
L'Abbazia di Villanova, San Bonifacio.<br />
nel tessuto civile del territorio. Si sono dunque<br />
anche qui in Villanova succeduti, negli anni, i padri contadini ed agronomi che, come in<br />
numerosissime altre campagne d’Europa, hanno contribuito a trasformare le terre spesso<br />
incolte, paludose e inospitali, in luoghi dove l’uomo poteva trarre il proprio sostentamento<br />
secondo le tecniche più proficue dell’agricoltura e dell’agrimensura.<br />
Ma dell’ospitalità, appunto, si diceva. Per secoli, chi ha bussato al portone di Villanova<br />
come ancora oggi accade nella poco distante Praglia, ha trovato l’accoglienza<br />
competente di chi offriva ciò che possedeva, nella frugalità e nell’amore di un luogo di<br />
lavoro e di preghiera.<br />
Dobbiamo considerare dunque i monaci benedettini come “proto-albergatori” di<br />
un’epoca lontana? No di certo. O meglio, non proprio. Distante è lo spirito dell’accoglienza<br />
e dell’ospitalità che ogni monastero era tenuto ad offrire al viandante rispetto ai<br />
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