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L’ospitalità dell’Abate UNA PROPOSTA D’INTINERARIO TURISTICO-RELIGIOSO di Alessio Avataneo e Nadia Zangrandi (classe 2^Dso) Dovendo scegliere una zona d’Italia in cui ipotizzare un itinerario turistico-religioso legato alla figura e all’opera di S. Benedetto, ci è parso interessante concentrare la nostra attenzione sulla sua regione di nascita: l’Umbria. Questa regione, in effetti, offre molteplici opportunità di percorsi sia nella storia della spiritualità, sia negli ambiti naturalistici. I suoi borghi medioevali immersi nel verde, la molteplicità delle strutture alberghiere di diversa specie, fanno dell’Umbria uno dei luoghi turisticamente più affascinanti del mondo. La geografia Il territorio, prevalentemente collinare, presenta delle zone montuose. Offre una grande varietà di caratteri paesaggistici e il susseguirsi di vallate, catene montuose, altipiani e pianure, più o meno estese, che attraversano la regione da ovest a est, costituiscono la caratteristica geografica dominante. La storia La regione venne abitata in epoca protostorica dagli Umbri e dagli Etruschi. Il territorio della regione, dopo la fine dell’impero romano, vide le lotte tra Ostrogoti e Bizantini e la fondazione del longobardo ducato di Spoleto. Carlo Magno conquistò la maggior parte dei domini longobardi e li cedette al Papa. Le città conquistarono una certa autonomia e furono spesso in guerra tra loro, inserendosi nel più generale conflitto tra papato e impero e tra Guelfi e Ghibellini. 72
L’itinerario 1° giorno: Gubbio 73 L’ospitalità dell’Abate Gubbio è fra tutte le città dell’ Umbria quella che più di ogni altra ha conservato intatto il suo fascino medievale con i suoi monumenti, le sue piazze, i suoi vicoli che ancora profumano di storia. Il duomo. Costruito nel XII secolo, eretto sul luogo di una chiesa più antica, presenta una facciata in pietra con un portale a sesto acuto sovrastato da una grande finestra circolare e da una massiccia Torre Campanaria che sorge dalla porzione absidale. L’interno a navata unica con pianta a croce latina custodisce opere di Benedetto e Virginio Nucci, Dono Doni, Antonio Gherardi e di artisti umbri del XVI secolo nonché due organi del XVI secolo opera degli eugubini Maffei. Il Castello. Il medievale castello di Vallingegno, che si ritiene origini il proprio nome da un tempio dedicato al dio Genio, venerato dai pagani come dio buono o malvagio capace di influenzare la vita degli uomini fin dalla nascita, avrebbe dato il nome al territorio di Vallingegno (valle del Genio). Il castello faceva parte del sistema difensivo sulla destra del Chiascio, insieme al castello di Petroia e a quello di Biscina. Il castello, il cui primo nucleo fu eretto nell’anno 1000 attorno alla torre maestra, fu feudo della famiglia Gabrielli. Nel 1206 vi fu rinchiuso San Francesco. Il comune di Gubbio, a causa di una ribellione insorta nel 1355, conquistò il castello dopo averlo assediato. Trasformato in forte dal comune di Gubbio, fu dotato di guarnigione comandata da un capitano; in seguito divenne proprietà di varie famiglie patrizie. Possiede tutti gli accorgimenti militari in uso nel Trecento e nel Quattrocento e una torre poligonale. La cucina. Nella bellissima Gubbio, il vanto della cucina e delle tradizioni gastronomiche antiche passa attraverso il brustengo, pane fritto che può essere preparato con l’aggiunta di un guanciale di maiale o rosmarino, l’imbrecciata, minestra di legumi e cereali, come il farro, l’orzo, le lenticchie. I dolci tradizionali sono i Ganascioni delle Suore, di Santa Lucia che venivano offerti insieme alla Barcarola (caffè d’orzo e mistrà).
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