opuscolo L'OSPITALITÀ DELL'ABATE 04-2007.indd - IPSSAR Berti ...
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L’ospitalità dell’Abate<br />
Dai monaci Benedettini l’abbazia passò agli Olivetani che verso la metà del XVII<br />
secolo incisero in modo pesante sul complesso dell’abbazia e sull’agricoltura.<br />
Infatti la produzione dei campi fu divisa in diverse grandi categorie: i cereali,<br />
le leguminose, le erbe, l’uva, il vino, il lino, e altre mercanzie di solito usate come<br />
fitto.<br />
Gli animali da cortile erano: i capponi, le galline, i pollastri ed i maiali. Alcuni di<br />
questi venivano fatti pascolare, ed erano parte fondamentale della riscossione della<br />
decima. Anche le uova (soprattutto nel periodo pasquale) costituivano un parte del<br />
prelievo fiscale.<br />
Tra chi lavorava nell’abbazia ricordiamo i braccianti, i conversi, i fattori, i gastaldi,<br />
ed i servitori, tutti dell’area bonifacese e delle zone immediatamente limitrofe.<br />
La struttura<br />
Il monastero benedettino si divide in due parti. La prima, al lato nord dell’abbazia,<br />
è formata da alcuni archi d’origine (si ritiene) gotica in cotto. La seconda parte, ai lati<br />
sud-est, è composta di due piani.<br />
Internamente è formata da vecchie travi che danno sostegno al tetto, ed è composta<br />
da un inserimento di saloni barocchi e da una biblioteca, un refettorio e, nell’ala est,<br />
troviamo i granai.<br />
La cripta è divisa in cinque navette inframezzate da 24 colonne; le 3 navette si<br />
concludono in tre absidi che fanno corpo unico con l’abbazia.<br />
La base del campanile in origine doveva essere una torre dell’Alto Medioevo.<br />
Secondo un’inscrizione, la torre campanaria, fu iniziata nel 1148. L’abbazia restò per<br />
anni chiusa e in stato di abbandono. Nel 1996 furono avviati i restauri che ne permisero<br />
la riapertura.<br />
L’ABBAZIA DI BADIA CALAVENA<br />
Badia Calavena è un paesino situato a nord della Val<br />
d’Illasi in provincia di Verona. Il nome “Badia” deriva<br />
da “abbazia”, riferito dunque alla struttura costruita dal<br />
vescovo di Verona Salterio tra il 1037 ed il 1052.<br />
Nel 1185 papa Lucio III visita il monastero e, per<br />
l’occasione, consacra la chiesa; tra il 1424 ed il 1433 si<br />
ha un rinnovamento edilizio complessivo dell’abbazia ad<br />
opera dell’abate veronese Maffeo Maffei.<br />
Esso rimase per 9 anni nell’abbazia prima di passare a quella di San Fermo minore,<br />
a Verona.<br />
Il complesso fu ceduto alla congregazione di Santa Giustina di Padova e poi alla<br />
congregazione benedettiana di San Nazzaro in Verona.<br />
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