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ISTORIA CRITICA

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D E C I M O . sox<br />

a tatti» non ubbidifca fé non a fé fletto, redi libero<br />

come in natura, il componga un corpo mo*<br />

rale, una Repubblica, ed una Sovranità, in cui<br />

tutti comandino, e ubbidifcano tutti, e i difubbidienti<br />

fieno corretti ad e (Ter liberi e fociali.<br />

Grande è la utilità dì quefto pafiaggio. Si perde<br />

la libertà, e F eguaglianza naturale ,* e & acquifta<br />

la civile e la morale : la proprietà equivoca fi<br />

trasfonde nella comunità, e fi riaffume consolidata:<br />

fi fa cambio e guadagno: F Minto d muta in<br />

giuftizia, e F appetito in diritto ; le facoltà umane<br />

fi difpiegano e fi nobilitano ; e fé quefta nuova<br />

condizione non forte depravata dagli abufi e<br />

fatta peggiore della felvaggia, dovremmo rallegrarci<br />

di edere trammutati da animali fiupidi ni<br />

foftanze intelligenti ed in uomini. Segno palefe<br />

di quefta corrotta Società è ove pochi privilegiati<br />

hanno e fono tutto, e il refto è niente. Da<br />

quefti principi fi vuol dedurre che la Sovranità è<br />

inalienabile e indivifibile ; perchè non eflendo altro<br />

che la volontà generale, fé viene tratta a fervire<br />

a volontà eftranea, o a fmembrarfi in volontà<br />

diverfe, perde la fua cfl'enza: ch'ella è retta<br />

!# vera, perchè tende alF Utile pubblico ; fempre<br />

che ognuno efamina e delibera da fé, e le bri-<br />

I ' 6 n0

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