ISTORIA CRITICA

S E G 0 N P O. aj
abbiamo avvertito, (i) AJtri perù tra effi fi contennero
fortemente a reprimere alcune fentenre
primarie e trafcurarono il redo della favola. Dimodraron
pertanro dopo la evidente diftinzione
di DIO e della natura, diverfidìme ancora e (Te re
le loro potenze ; la divina che è la cagione, e la
creata che è l'effetto; la potenza divina poi effere
la efecutirice del divino diritto, e la divina
Ragione in cui V eterne ed immutabili nozioni
del giudo e dell'onedo trifplendono, e d'ere lo
fpirito di quel diritto e la regola di quella potenza:
in DIO tutto ridurfi al medefimo; ma per
buono addottrinamento nodro, quedo edere il ragionevole
ordine che non dee conturbarti né in
Cielo né in Terra.* non vi edere adunque tra
gli uomini diritto di volere e fare tanto quanto
iì può: la regola della volontà e delle òpere|
edere la ragione di uomo conformata alla divina
, e quede ragioni didentire dalla pppredìone,
dalla 'fchiavità* e dal meccanismo Spinoziano .
Quelli due inumani e deformi fi demi feoppiati
contemporaneamente oltremare e oltremonti da
tede laiche e protettami , e febbene, aborrici |
da molti, difefi 'però ancora e fe;gdti,r da altri,
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CO V. la Redaut^ipae, V;pJ. III. ca;p. XXXIil- •
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