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ISTORIA CRITICA

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toS DISCORSO<br />

t l'irritano a dire ohe i Troni o ricevono i Re<br />

malvagi, o gli fannoi e a que' coturnati Cittadini<br />

che infegnano la fperanza la fommefsione e la<br />

pazienza rifponde con acerbità; che diranno co*<br />

fioro al medico che promette miracoli, e tutu<br />

poi l'arte (uà è di efortare il malato alla pazienza<br />

?(i) Da quelle immagini difegnate per mano delle<br />

furie fi vuol dunque dedurre che tutti i Governi<br />

fono fcelleraggini, e che i bofchi foli e le caverne,<br />

fono le felici e facre cafe degli uomini: né<br />

già altro può dedurfi dai primarj afstomi e dalle<br />

definizioni già raccontate di tutto il fìftema falvatico,<br />

per cui fé la Sovranità è polla nella volontà<br />

generale del Popolo e fé queflo Popolo è eieio,<br />

e non conofee quello che vuole, e ehi lo guide<br />

. è cieco quanto lui, o piuttofto non efifie in<br />

terra, e chi dee efeguire eie che non intende, ed<br />

ubbidire a ciò che non vede, ha le fue non me<br />

dicabili cecità, che giova dunque garrir tanto di<br />

Monarchie e di Repubbliche? E che rimane a<br />

dirli altro, falvochè l'uomo è notte t la Società<br />

è Caos, di cui 1' elemento più piccolo è la luce?<br />

Solamente un qualche IDDIO potea illuminare l'abiffo.<br />

Il noftro Legislatore lo vide e lo dine. Ma<br />

come<br />

(x) !?i IV. V. VI.

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