ISTORIA CRITICA

4* DISCORSO
gè farebbe if più mi fero di tatti i viventi: quan^
do badava guardar l'uomo come parte di mondo
ordinato, per conofcere fenza tanta loquacità che
non può certo egli folo edere fciolto da leggi
che reggon tutta la mole ; per lo che fi udirono i
lamenti, che in tanta divagazione fi defiderava di
conofcere fpeditamente quale foffe alla fine quella
legge tanto vantata e tanto' tardi fcoperta, o
forfè non mai. (i) Pure andando tuttavia verfo
di lei d prende a confiderare lo fiato naturale e
le miferie e gli orrori che lo accompagnano; e
quantunque Ci dica che non abbia mai efiftito e fia
finto fol da'Poeti» o da poetiche iftorie, e non
mai fia fiato conofciuto, né pofla conofcerfi da
mono , tutta volta fi vuol pure immaginarlo per
vedere il bifogno di focietà e per fermarne i diritti,
e applicargli poi alle Nazioni che fi dicono
fcambievolmente viventi in quello fiato. Si
vuole ancor confutare con l'ufata profufione Vok-,\
bes e Io Spinoza, che fi confatan sì bene in poche
fentenze ; e (labilire lo fiato naturale di be- ,
nevolenza e di pace, il quale effendo provveduto
di ragione, è molto fondamente ftabilito, fenza
bifogno di parole infinite. Dopo sì lunga navigazione
par che la terra fi avvicini, e fi veda la
(i) Wolfio e G«novefi e altri affai,
tanto