ISTORIA CRITICA

TREDICESIMO. 261
S Profeti e gì' Ifpirati beffeggiò come rifcaldati
immaginatori e viilonarj plebei, o come impoftoxi
fraudolenti, o come spurj fantocci, e andò co*
pertamente indicando le prime tracce di compiata
empietà ; ma nelf Etica poftuma fcoperfe impudentemente
il fuo malvagio animo e prefo l'abito
geometrico che pefiimamente flava a fuo doflb
con afliomi falfi, con definizioni arbitrarie, con
enti di fantafia, con termini ambigui e fingolari,
con propofizioninon dimoftrate, con corollari dedotti
a rempefta, e con fronte di bronzo affermò
non altro efiflere che una fola fiftanza infinita
d infiniti attributi dotata, tra quali fono prima*
t) I infinito penfiere e la infinita eften/ìone: qtsejfa
unica fiftanza e fiere IDDIO cagione indi flint a e ini*
manente della Natura : gli Enti finiti nafcere dal*
le neceffarie modificazioni di quegli attributi; e
così gli animi efiere modificazioni dell' infinito
penfiere, i corpi della infinita eftenfione, e una
legge di natura e di fato penetrare la intima effenza
eterna e itabile della divina fofianza e produrre
tutte le variabili figure della fuperficie. (i)
£ quello è in breve lo fpirito del tanto vociferato
fiflema Spinoziano ben diverfo e anche fu-
periore per audacia per aflurdità e per profanar
4 zione
(i) Spinoza in Etilica»