ISTORIA CRITICA

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DISCORSO
ch'i avelliamo : e quello genio hiedefimo ora yet
una parte, ora per 1* altra, ed ora per tutte due
infieme anima o almeno feduce nel mafllmo numero
i decantati Pubblicifmi di cui abbiamo fcritto
fin qui, di guifa che molto fi teme che la
violenza la fatira e l'adulazione o diftinte; o
congiunte ingombrino ogni cofa. E certo richia-
9 9 e
mando alla memoria V Obbes e lo Spinoza e coloro
che andaron fu quelle tracce e che non fono
già pochi, e venendo già fino al Cittadino di
Ginevra fi vide la forza, la prepotenza, la guerra,
la utilità, f i(tinto, il piacere, la natura do*
minar quid per tutto, e quando i blandimenti ver*
fo i tiranni, quando le orrende dipinture della
fovranità, quando le depreffioni del genere umano,
quando le fuperbie e le licenze fparfe tra i
popoli, e «quando gli avvantaggi del vizio, e i
danni della virtù, le dimenticanze delle leggi, e
delle fanzioni eterne deformare la più bella di
tutte le difcipline . Dalla quale diflolutezza naturalmente
dee forgere, o certamente ingagliardiru*
la rea furia nominata Monarcomachia\ cui fé aggiungiamo
ancora la -lìemomachia t e 1' Apiftoma*
chic, avremo l'intera famiglia delle Eumenidi.
Ma penfarono alcuni che dal Machiavellifmo tanto
favorevole ai tiranni non pò tede mai nafeere quelli,
la