IBI 40 Supplemento 1 (2008) - Gruppo Flora Alpina Bergamasca
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<strong>Flora</strong> da conservare: implementazione delle categorie e dei criteri IUCN (2001) per la redazione di nuove Liste Rosse<br />
99<br />
essere praticate con una certa regolarità (Minaccia<br />
10.1: Recreation/tourism). Quest’ultima minaccia sta<br />
determinando una continua riduzione e frammentazione<br />
dell’habitat in cui la specie vegeta, per effetto<br />
dell’apertura di nuove strade passanti nel cuore della<br />
popolazione.<br />
Tra le minaccie potenziali ha un ruolo importante il<br />
rischio di incendio che insiste su tutta l’area<br />
(Minaccia10.5: Fire).<br />
Criteri IUCN applicati.<br />
L’assegnazione di P. sinisica a una categoria di rischio<br />
è stata effettuata principalmente sulla base del criterio<br />
B, ossia della distribuzione della specie, e del criterio<br />
D, relativo alla consistenza della popolazione.<br />
Criterio B<br />
Sottocriteri<br />
B1-Areale Regionale (EOO): 1 Km 2 .<br />
B2-Superficie occupata (AOO): 0,016 Km 2 .<br />
Superificie occupata effettiva: circa 1.6 ettari.<br />
Opzioni<br />
a) Numero di location: attualmente si conosce solo<br />
un’unica popolazione, corrispondente al locus classicus,<br />
di dimensioni molto ridotte, localizzata nei pressi<br />
della torre di Sa Mesa Longa, nella penisola di<br />
Capo Mannu e risulta quindi è presente in una sola<br />
location.<br />
Popolazione gravemente frammentata: la popolazione<br />
di Sa Mesa Longa è l’unica attualmente conosciuta<br />
per la specie e va considerato, inoltre, che tale popolazione<br />
rischia di estinguersi in tempi brevi per effetto<br />
delle attività turistiche e delle pratiche agricole<br />
attualmente in atto, oltre che per l’esiguo numero di<br />
individui adulti riproduttori.<br />
b) (iii) Declino della qualità dell’habitat: sulla base<br />
delle minacce riscontrate e del monitoraggio realizzato<br />
in questi ultimi anni, è stato possibile osservare un<br />
crescente degrado della qualità dell’habitat, legato<br />
principalmente alle attività ricreative. Nell’ultimo<br />
anno è stato possibile osservare l’apertura di almeno<br />
due nuovi percorsi per motocrossisti e l’allargamento<br />
di quelli già presenti; tali pratiche stanno portando<br />
alla progressiva frammentazione della popolazione e<br />
ad un crescente degrado dell’habitat.<br />
A questo si devono sommare gli effetti, ancora non<br />
quantificati, legati all’utilizzo di diserbanti chimici<br />
utilizzati comunemente per la manutenzione delle<br />
fascie parafuoco del rimboschimento; l’utilizzo di tali<br />
sostanze, unitamente alle lavorazioni meccaniche del<br />
terreno, impediscono alla specie di colonizzare spazi<br />
limitrofi ed estendere l’area della popolazione.<br />
b) (v) Declino del numero di individui maturi: dal<br />
momento che la realizzazione del rimboschimento,<br />
nei primi anni ‘80, può essere considerata la causa<br />
iniziale della riduzione dell’habitat e dell’area di<br />
occupazione della popolazione, si può dedurre che<br />
anche il numero di individui maturi si sia ridotto a<br />
seguito dell’alterazione del sito, localizzandosi nel<br />
lembo di territorio non rimboschito nel quale attualmente<br />
si rinviene la popolazione.<br />
Criterio D<br />
Sulla base dei monitoraggi realizzati negli ultimi<br />
anni, si è potuto osservare come il numero di individui<br />
maturi presenti forti oscillazioni e varia da <strong>40</strong> a<br />
70, con una media di circa 50 individui. Per effetto<br />
delle modificazioni precedentemente esposte e della<br />
riduzione dell’habitat, si può ipotizzare che si sia<br />
verificata una riduzione degli individui maturi. Sulla<br />
base del criterio D1, la specie risulta CR (Critically<br />
endangered).<br />
Inoltre, in base ai dati raccolti è possibile calcolare<br />
anche il criterio D2, essendo ad oggi conosciute<br />
meno di 5 location e per effetto di un AOO inferiore<br />
a 20 kmq. Sulla base delle suddette considerazioni,<br />
la specie rientra nella categoria di rischio VU<br />
(Vulnerable).<br />
Categoria di rischio.<br />
Sulla base del criterio B e in particolare sulla base<br />
della ridottissima superficie dell’habitat e del continuo<br />
degrado dello stesso, oltre ché della presenza di<br />
forti pressioni di natura antropica si conferma la<br />
categoria di specie gravemente minacciata. A questo<br />
si deve sommare il fatto che la popolazione risulta<br />
costituita da un numero molto ridotti di individui<br />
maturi. Categoria di rischio: Critically endangered,<br />
CR B1ab(i, ii , iii, iv, v)+2ab(i, ii, iii, iv, v); D1.<br />
Status alla scala “regionale”: CR B1ab(i, ii , iii, iv,<br />
v)+2ab(i, ii, iii, iv, v); D1;<br />
- precedente attribuzione a livello nazionale: E<br />
(CONTI et al., 1992); CR (CONTI et al., 1997;<br />
SCOPPOLA, SPAMPINATO, 2005); CR = B1 ab(iii) +<br />
2ab(iii) (MONTMOLLIN DE, STRAHM, op. cit.;<br />
CAMARDA, 2006); CR = B1ab(i, ii, iii, iv, v)c(iv) +<br />
2ab(i, ii, iii, iv, v)c(iv) + D1 (FENU, BACCHETTA,<br />
<strong>2008</strong>).<br />
Strategie/azioni di conservazione e normativa. La<br />
specie non è tutelata da strumenti normativi ad eccezione<br />
della proposta di legge di tutela della flora sarda<br />
(delibera Giunta Regionale 17/2 del 12.04.2005).<br />
Tutta l’area di Capo Mannu è inserita nel pSIC<br />
“Stagno di Putzu Idu (Salina Manna e Pauli<br />
Marigosa)” (ITB030038) e nel Parco Regionale del<br />
Montiferru-Penisola del Sinis (L.R. 31/89).<br />
Già dal 2006 sono stati avviati dei programmi di<br />
monitoraggio e studio delle popolazioni in situ, finalizzati<br />
alla individuazione di adeguate misure di conservazione<br />
della popolazione, come peraltro già indicato<br />
nel piano di gestione del pSIC recentemente<br />
redatto.<br />
Dal 2006 è stata avviata, presso la Banca del<br />
Germoplasma della Sardegna (BG-SAR), la conservazione<br />
ex situ a lungo periodo.<br />
Ringraziamenti - Si ringrazia il Servizio Tutela della Natura<br />
(Assessorato Difesa Ambiente – Regione Autonoma della<br />
Sardegna) per aver cofinanziato gli studi sulla biologia<br />
della conservazione delle specie vegetali endemiche a maggior<br />
rischio di estinzione in Sardegna.