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IBI 40 Supplemento 1 (2008) - Gruppo Flora Alpina Bergamasca

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<strong>Flora</strong> da conservare: implementazione delle categorie e dei criteri IUCN (2001) per la redazione di nuove Liste Rosse<br />

113<br />

chia mediterranea (Pistacia lentiscus L. su tutte) a scapito<br />

di S. spinosum. La minaccia più grave risulta<br />

essere la riduzione dell’habitat idoneo causata dallo<br />

sviluppo di nuove infrastrutture umane, quali insediamenti<br />

urbani (Minaccia 1.4.2: “Infrastructure<br />

development - Human settlement”) o infrastrutture<br />

stradali e ferroviarie (Minaccia 1.4.4: “Infrastructure<br />

development - Transport”). Ciò è dimostrato dal caso<br />

della popolazione di Tivoli (PIGNATTI, 1982) e dalle<br />

nostre indagini sui cambiamenti d’uso del suolo<br />

avvenuti nel periodo 1950-1990 lungo la costa ionica<br />

settentrionale della Calabria. In realtà è verosimile<br />

che, in Italia, le popolazioni siciliane siano le uniche<br />

esenti da rischi a medio-breve termine.<br />

Criteri IUCN applicati.<br />

L’assegnazione di S. spinosum ad una delle categorie<br />

di rischio IUCN (IUCN, 2001) è stata basata su<br />

stime quantitative inerenti i caratteri distributivi<br />

della specie in Italia e relative variazioni nell’arco<br />

temporale 1950-2006 (criteri A e B). In tal senso è<br />

stata utilizzata una banca dati georiferita.<br />

Nelle stime d’areale (EOO), vaste superfici evidentemente<br />

inidonee alla vita della specie (come parte del<br />

Mar Tirreno interposto tra i siti sardi e le altre popolazioni<br />

italiane) sono state escluse tramite triangolazione<br />

di Delauney ed utilizzando un valore di α = 2<br />

(IUCN, 2006).<br />

La superficie occupata (AOO) è stata stimata utilizzando<br />

una griglia 2x2 Km; i dati siciliani, originariamente<br />

in scala 10x10 Km, sono stati riportati per estrapolazione<br />

(IUCN, 2006) alla scala di riferimento (2x2).<br />

Per la fascia costiera dell’alto Ionio calabrese è stata<br />

condotta un’analisi multi-temporale (1950-1990)<br />

per valutare i cambiamenti d’uso del suolo intervenuti<br />

nel periodo considerato.<br />

Criterio A<br />

Sottocriteri<br />

A2-Riduzione: dai dati considerati è emersa una contrazione<br />

superiore al 50% a carico della specie in un<br />

arco temporale di circa <strong>40</strong> anni. In accordo con i dati<br />

riportati in SELIGMAN, HENKIN (2002) sull’aspettativa<br />

di vita dei ramet di S. spinosum questa finestra<br />

temporale è compatibile con un periodo di 3 generazioni.<br />

I cambiamenti di uso del suolo osservati e le<br />

informazioni bibliografiche suggeriscono quale causa<br />

principale di tale declino l’antropizzazione delle aree<br />

costiere, un fenomeno tuttora in atto.<br />

Opzioni<br />

c) L’entità della riduzione è stata stimata in base alle<br />

variazioni a carico dell’areale regionale che, negli anni<br />

’90 è risultato ridotto del 52,78% rispetto al 1950.<br />

Criterio B<br />

Sottocriteri<br />

B1-Areale Regionale (EOO): stimato in 64.412 Km 2<br />

(prima del 1950) e 30.412 Km 2 (attuale).<br />

B2-Superficie occupata (AOO): stimata in 252,1 Km 2<br />

(prima del 1950) e 224,1 Km 2 (attuale).<br />

Opzioni<br />

a) In Italia, in base all’accezione IUCN (2006),<br />

attualmente S. spinosum può essere ritenuto presente<br />

in 5 location. Le singole stazioni note per Sardegna e<br />

Puglia sono ritenute due location indipendenti.<br />

L’uniformità ecologica dei siti calabresi, rende le<br />

popolazioni della specie sensibili allo stesso fattore di<br />

rischio (antropizzazione) su tutto l’areale locale, che<br />

può quindi ritenersi un’unica location. In Sicilia possono<br />

essere individuate 2 location, una relativa all’area<br />

costiera (sensibile a problemi di antropizzazione)<br />

e l’altra che include le popolazioni dell’interno, legate<br />

soprattutto alle modalità di gestione di aree colturali<br />

e dei pascoli.<br />

In virtù delle ampie distanze tra le popolazioni delle<br />

varie regioni (ben superiori a 50 Km), l’areale italiano<br />

di S. spinosum può ritenersi, inoltre, estremamente<br />

frammentato.<br />

b) Le procedure seguite hanno permesso di stimare<br />

una riduzione di areale regionale (b(i)) superiore al<br />

52% negli ultimi decenni; e nello stesso periodo la<br />

superficie occupata (b(ii)) risulta essersi ridotta di<br />

circa l’11%. In Calabria, lo studio delle variazioni<br />

d’uso del suolo ha evidenziato una chiara tendenza<br />

alla perdita di habitat idoneo (b(iii)), in termini sia<br />

qualitativi (riduzione della dimensione media dei<br />

patches, aumento dell’isolamento tra di essi), che<br />

quantitativi (riduzione della superficie netta occupata<br />

dagli ambienti di gariga prossimi alla costa).<br />

Infine, è ben documentata la scomparsa di subpopolazioni<br />

(b(iv)) in Lazio, Puglia, Calabria e Sardegna.<br />

Categoria di rischio.<br />

Criterio A – L’entità del declino osservato a carico dell’areale<br />

regionale (>50%), il periodo su cui è avvenuto<br />

(3 generazioni) e la natura delle cause da cui dipende<br />

giustifica l’attribuzione di S. spinosum alla seguente<br />

categoria IUCN (2001): Endangered, EN A2c.<br />

Criterio B – Considerando l’attuale superficie occupata<br />

(

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