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IBI 40 Supplemento 1 (2008) - Gruppo Flora Alpina Bergamasca

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INFORMATORE BOTANICO ITALIANO, <strong>40</strong> SUPPL. 1, <strong>2008</strong><br />

<strong>Flora</strong> da conservare: implementazione delle categorie e dei criteri IUCN (2001) per la redazione di nuove Liste Rosse<br />

87<br />

Limonium etruscum Arrigoni et Rizzotto<br />

B. FOGGI, D. VICIANI, E. VENTURI e C. ROSI<br />

Nomenclatura:<br />

Specie: Limonium etruscum Arrigoni et Rizzotto<br />

Famiglia: Plumbaginaceae<br />

Nome comune: Statice etrusco<br />

Descrizione. Erba perenne, legnosa alla base, alta 15-<br />

50 cm. Foglie basali riunite in rosetta. Foglie lanceolate<br />

3-8 x 0,5-1,5 cm, 3-5 nervi, margine scarioso<br />

sottile. Fusti rugosi, ramosi in alto, con rami a 45-<br />

50°. Fiori riuniti in spighe terminali lunghe 1-10 cm.<br />

Brattea interna 5 nervia, 5,5 mm, scariosa-bruno rossastra,<br />

con nervo evidente. Fiori azzurro-violetto<br />

(ARRIGONI, RIZZOTTO, 1985).<br />

Biologia. Emicriptofita scaposa, a rosette basali; fioritura<br />

da luglio a settembre.<br />

Numero cromosomico: 2n = 36.<br />

Ecologia. La popolazione di Cala di Portovecchio si<br />

presenta divisa in vari gruppi di individui riferibili a<br />

due principali tipi di vegetazione. I rilevamenti fitosociologici<br />

e le osservazioni effettuate nel 2006<br />

hanno messo in evidenza che L. etruscum può essere<br />

riferito a due tipologie vegetazionali. Il primo gruppo<br />

è localizzato in stazioni del livello topografico<br />

inferiore in aree raggiunte dalle mareggiate su substrato<br />

sabbioso, che rimane umido da ottobre a<br />

marzo e successivamente va incontro a evaporazione<br />

e in estate è ricoperto da uno strato di sale. In queste<br />

cenosi L. etruscum è accompagnato da specie quali<br />

Sporobolus pungens (Schreber) Kunth, Inula crithmoides<br />

L., Carex extensa Good., Parapholis filiformis<br />

(Roth) C.E. Hubb., Plantago coronopus L. Il secondo<br />

gruppo di individui è posizionato in aree arretrate<br />

rispetto alla battigia, ed occupa le radure all’interno<br />

della matrice dominata da Juncus acutus L. e Schoenus<br />

nigricans L.<br />

Distribuzione in Italia.<br />

Regione biogeografica: la specie ricade interamente nel<br />

Settore Toscano della Provincia Tirrenica (PEDROTTI,<br />

1996). Secondo ARRIGONI (1983) la specie ricade nel<br />

settore fitogeografico Mediterraneo centrale, settore<br />

Ligure-Tirrenico.<br />

Regione amministrativa: Toscana.<br />

Numero di stazioni: secondo ARRIGONI, RIZZOTTO<br />

(1985) la specie aveva in passato due poli di distribuzione:<br />

uno nella Palude di Talamone, l’altro nelle<br />

depressioni retrodunali a sud di Bocca d’Ombrone,<br />

da poco sotto la foce fino alla spiaggia di Collelungo.<br />

Già nel 1985 i due A.A. notavano che la popolazione<br />

della Palude di Talamone era scomparsa.<br />

Sopralluoghi successivi da noi effettuati a partire dal<br />

1999 fino ad oggi hanno confermato tale scomparsa:<br />

in effetti questa area è andata soggetta a notevoli<br />

cambiamenti dovuti sia ai lavori di bonifica che a<br />

nuove urbanizzazioni. Anche le popolazioni situate<br />

subito a sud di Bocca d’Ombrone sono scomparse a<br />

causa dell’erosione del litorale, che in questo tratto<br />

ha praticamente cancellato la spiaggia e le dune<br />

retrostanti ed ha fatto sì che il mare raggiungesse la<br />

pineta. In seguito a questa documentata riduzione di<br />

superficie occupata, l’Ente Parco, nel 1999-2000<br />

aveva anche promosso un tentativo di reintroduzione<br />

in una zona idonea a nord di Bocca d’Ombrone, che<br />

però non ha dato gli esiti sperati (Life/NAT).<br />

Attualmente la specie è ridotta alla sola popolazione<br />

di Porto Vecchio. Per la valutazione del suo stato di<br />

vulnerabilità sono stati adottati i criteri IUCN<br />

(2001, 2003, 2006).<br />

Per stimare la dimensione della popolazione è stato<br />

effettuato un conteggio dei ramet contenuti in plot di<br />

1x1 m individuati con campionamento randomizzato,<br />

ed è stato utilizzato lo stimatore di HORVITZ,<br />

THOMPSON (1952). Nonostante che dal punto di<br />

vista strettamente statistico il campionamento risulti<br />

sottodimensionato (ELZINGA et al., 1998; MCCUNE,<br />

GRACE, 2002), il risultato è più che sufficiente per<br />

ottenere il dato utile ai fini dell’assegnazione della<br />

categoria IUCN. Infatti il numero di individui<br />

(ramet) stimati è di gran lunga superiore a quello<br />

minimo previsto nelle Linee Guide IUCN del 2006;<br />

l’assegnazione di una eventuale categoria di rischio<br />

deve pertanto essere basata sull’areale di distribuzione<br />

o sulla superficie effettivamente occupata; l’AOO<br />

risulta di 1 km 2 (utilizzando una griglia di 1x1 km),<br />

mentre l’EOO misurato è pari a 20.044 m 2 .<br />

Tipo corologico e areale globale. Endemico, presente<br />

esclusivamente lungo le coste della Toscana meridionale.

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