Terapie alternative alla dieta senza glutine: quali prospettive?Grano geneticamente modificatoUna delle possibilità terapeutiche è rappresentata dal tentativo di creare grano “detossificato”,cioè privo di sequenze immunogeniche derivate dal glutine in grado di stimolare i linfociti T. Alcunistudi hanno messo in evidenza come sostituendo un singolo nucleotide nel DNA del grano, si ottengauna varietà di cereale con minor contenuto in prolina. Malgrado questi tentativi, numerosi sonoancora i dubbi che riguardano questo approccio. In particolare è stato riscontrato che numerosisono i peptidi, presenti nel glutine, immunologicamente attivi, codificati da più sequenze geniche(circa 40) poste su 6 loci di 2 cromosomi differenti, che dovrebbero essere modificati per garantireuna completa inattivazione della gliadina. Inoltre anche nell'ipotesi di una ampia e completa modificazionegenetica del grano, con sostituzione di tutte le sequenze potenzialmente “tossiche”, il risultatosarebbe comunque incerto per la possibilità di avere peptidi attivi non ancora riconosciuti.Terapia enzimaticaLa supplementazione con enzimi in grado di frammentare le proteine del glutine è stata propostada molti anni; in passato essa trovava una suo razionale, in quanto si supponeva che il pazientecon MC avesse deficit enzimatici che non gli permettevano di digerire proteine contenenti glutine.Negli ultimi anni diversi autori si sono interessati invece all'uso di enzimi proteolitici, fra cui leprolil-endopeptidasi (PEP). Questi enzimi, derivati da batteri o di altra origine, sono stati proposticome supplementazione alla dieta con glutine nei pazienti affetti da MC, per promuovere almenouna parziale digestione delle sequenze biologicamente attive presenti negli alimenti, prima del loroarrivo nell'intestino tenue. Questo permetterebbe di ridurre od addirittura evitare l'attivazione <strong>dei</strong>linfociti T e della cascata infiammatoria delle citochine, con conseguente riduzione <strong>dei</strong> danni a caricodella mucosa intestinale. Diversi sono stati i tentativi fino ad ora proposti, fra cui l'uso di PEP derivateda Flavobacterium m., Sphingomonas c., Myxococcus x., nessuna delle quali, in realtà, risultatepienamente efficaci nella completa proteolisi delle sequenze “immunologicamente attive” del glutinee la cui preparazione è gravata da alti costi. Inoltre questi enzimi agiscono per valori di pH compresofra 7-8 e non funzionano in ambiente acido come quello dello stomaco, per cui dovrebbero essereincapsulati per proteggerli dall'azione del succo gastrico. Solo una terapia enzimatica combinata(prolil-peptidasi+cisteina proteasi) avrebbe vantaggi importanti nella degradazione della gliadina.Un'altra proposta nell'uso delle PEP è quella che vede l'impiego di miscele di bifido-batteri ad altedosi, come quelli presenti nel VSL3, in quanto queste colonie di microrganismi, oltre a colonizzarel'intestino, sono in grado di produrre numerosi enzimi, fra cui alcuni in grado di agire sui peptidi delglutine. Di particolare interesse, invece, è un recente studio in cui è stato valutato l'impiego di unaPEP derivata dall'Aspergillus Niger con alimenti ricchi di glutine. Questo enzima avrebbe alcuni indubbivantaggi rispetto ad altre endopeptidasi, fra cui la capacità di degradare i peptidi del glutine,così come le proteine intatte del glutine, essere attivo a pH basso e, da ultimo, essere resistenteall'azione della pepsina. Questa endopeptidasi potrebbe quindi essere somministrata come supplementazioneorale assieme ad alimenti ricchi di glutine, in quanto è in grado di degradare tutti i peptididel glutine a livello dello stomaco (presenti anche in cibi particolarmente complessi), con conseguenteassenza nel lume intestinale di sequenze in grado di attivare i T linfociti ed innescare quindi larisposta infiammatoria.Gli enzimi proteolitici possono essere inoltre impiegati per eliminare la tossicità del glutine durantela lievitazione degli alimenti, quali pane e pasta, usando lievito naturale contenente lattobacilli,in grado di idrolizzare le frazioni di gliadina contenute nel grano, nella segale e nell'orzo. In partico-62AIC - Vademecum 2008
Terapie alternative alla dieta senza glutine: quali prospettive?lare alcuni autori italiani hanno riportato i risultati promettenti di alcuni studi sull'uso di miscele dilattobacilli e probiotici durante la lievitazione prolungata di pane e pasta.Inibitori dell'attività della transglutaminasi tissutaleLa transglutaminasi tissutale (tTG2) è un enzima Ca-dipendente in grado di modificare alcuneglutamine presenti nella gliadina, tramite meccanismi di transamidazione o deamidazione e con formazionedi alcuni peptidi immunologicamente attivi, fra cui il peptide 33-mer. Questi peptidi presentanoun'alta affinità per le molecole DQ2/DQ8, e legandosi a queste sequenze dell'HLA presentisulle antigen presenting cells, sono in grado di avviare la risposta infiammatoria mediata dai T-linfociti.Una possibile implicazione terapeutica può quindi essere quella basata sulla sintesi di inibitoridella tTG2. È stato studiato l'effetto della cistamina su biopsie di pazienti affetti da celiachia in cuiera stato effettuato un challenge dietetico con glutine ed in cui si era evidenziato un arresto della proliferazioneT cellulare indotta da questa sostanza. Altri inibitori sono stati studiati, come L-682777,specifico inibitore anche del fattore XIIIa e perciò scarsamente utilizzabile, e come il KCC009, somministratoper via orale, ben tollerato da roditori e con emivita breve. In effetti però non sono staticondotti studi sufficienti sulla tossicità, né sulla reale efficacia <strong>dei</strong> diversi inibitori.Inibizione della reattività T cellulare glutine-dipendenteLa risposta T cellulare potrebbe essere ridotta o annullata in diversi modi, fra cui la somministrazionedi anticorpi anti-CD3 e CD154, sperimentati già in passato. Purtroppo però questi trattamentinon sono così facilmente somministrabili, in quanto sono gravati da effetti collaterali di discretaentità, fra cui la “sindrome tossica da citochine” per ciò che riguarda l'anti-CD3 e complicanzetromboemboliche per l'anti CD154.Anche l'induzione della tolleranza è stata presa in considerazione fra le varie possibilità terapeutichealternative alla dieta priva di glutine. Studi condotti su topi transgenici hanno dimostrato che lasomministrazione per via nasale di gliadina o <strong>dei</strong> suoi derivati poteva parzialmente inibire la rispostaT-cellulare, forse inducendo una sorta di tolleranza immunologica. Rimane però da segnalare che sonostati identificati alcuni peptidi derivati dal glutine, fra cui il 31-49, che non è riconosciuto dai linfocitiT. In particolare questa sequenza stimola l'immunità innata ed è in grado di indurre l'apoptosidell'enterocita ed una proliferazione <strong>dei</strong> linfociti intraepiteliali. La possibilità quindi di avere sequenzedel glutine che attivano cellule diverse dai T linfociti può in qualche modo inficiare i tentativi di induzionedella tolleranza sopra descritti.Inibitori della zonulinaAltro capitolo in fase sperimentale riguarda il possibile impiego di inibitori dell'attività della zonulina,proteina che rivestirebbe un ruolo chiave nell'alterare la permeabilità intestinale. Si tratta diuna proteina capace di indurre la disorganizzazione <strong>dei</strong> microfilamenti di actina, strutture queste coinvoltenel mantenimento della permeabilità intestinale paracellulare a livello delle tight junctions.Queste ultime servono ad impedire il passaggio delle macromolecole dal lume intestinale alla sottomucosaintestinale e la loro integrità è compromessa durante la fase attiva della MC. In uno studio riguardantegli effetti della gliadina e della zonulina sulla permeabilità intestinale è già stato utilizzatoin vitro un antagonista, indicato con la sigla FZI/O, in grado di inibire l'attività della zonulina.AIC - Vademecum 2008 63
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