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Eziologia, Diagnosi e Terapia della Sordita' Infantile Preverbale - AOOI

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INTRODUZIONE<br />

Quando nel 1991 mi fu affidato il servizio di Audiologia dell’ospedale di<br />

Mestre, poco o nulla sapevo di screenings neonatali ( allora quasi ovunque<br />

ancora affidati alla reattometria ) e del problema delle sordità infantili<br />

preverbali.<br />

Debbo all’incontro con il Prof. Edoardo Arslan, da poco giunto a Padova<br />

proveniente dalla prestigiosa scuola di Ferrara, la nascita dell’interesse<br />

dapprima e <strong>della</strong> passione poi per questo argomento che tanto tempo<br />

<strong>della</strong> mia attività lavorativa ha finito con l’assorbire. Fu lui a convincermi<br />

che le profonde innovazioni strumentali intervenute in campo audiologico<br />

avevano significativamente cambiato l’atteggiamento clinico e riabilitativo<br />

nell’approccio alla sordità infantile preverbale e che erano maturi i tempi<br />

per l’applicazione di metodiche affidabili e sicure per una diagnosi sempre<br />

più precoce.<br />

L’obiettivo primario doveva essere un cambiamento radicale <strong>della</strong> prognosi<br />

e quindi <strong>della</strong> qualità <strong>della</strong> vita e delle aspettative di bambini con<br />

ipoacusie preverbali, nella convinzione che scopo finale <strong>della</strong> riabilitazione<br />

di un deficit sensoriale deve essere non la sola correzione <strong>della</strong> perdita<br />

sensoriale stessa (impairment) e <strong>della</strong> disability che è l’effetto che<br />

l’impairment ha sulla vita dell’individuo, ma, soprattutto, il recupero dell’handicap<br />

con il quale intendiamo l’impatto che la disability provoca sulla<br />

vita sociale dell’individuo, considerando soprattutto le limitazioni nei rapporti<br />

e nelle relazioni con gli altri membri <strong>della</strong> società.<br />

Basti ricordare, a tal proposito, cosa poteva significare nascere con una<br />

sordità profonda solo 40/50 anni fa, quando era consuetudine l’identificazione<br />

<strong>della</strong> sordità solo quando il bambino non parlava ed era ormai compromesso<br />

qualsiasi approccio riabilitativo allo sviluppo di un linguaggio<br />

orale, quando il suo destino era il più delle volte un istituto o una scuola<br />

cosiddetta “speciale” con un futuro di totale emarginazione. Ma anche in<br />

tempi più recenti le cose non andavano molto meglio. Condussi uno studio<br />

alcuni anni or sono su 300 bambini audiolesi nati fra il 1960 ed il 1980<br />

e passati tutti per l’Istituto Sordomuti <strong>della</strong> Provincia di Venezia da cui si<br />

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