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Angelo Mai e altri racconti - Centro di Documentazione Pier Vittorio ...

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interessanti, il gruppo propose <strong>di</strong> filmare ciò che accadeva in un ambiente <strong>di</strong> lavoro per una<br />

settimana, e poi un’altra settimana avvisando però i <strong>di</strong>pendenti <strong>di</strong> essere filmati e pregati <strong>di</strong><br />

comportarsi come si sarebbero comportati normalmente: ciò che stupì <strong>di</strong> più chi approvò il porgetto<br />

fu che come aziende da sondare furono proposte una <strong>di</strong> queste società come l’IRU o l’IRO o gli<br />

ORI, RVF, SUFDPCVD e chi più ne ha più ne metta. Finito il progetto, magri furono i risultati (a<br />

parte qualche licenziamento), così si invitò Alain Vaneschi a presentare un progetto serio, grande,<br />

unico; entro un mese, <strong>altri</strong>menti il gruppo <strong>di</strong> ricerca sarebbe stato sciolto. Fu nelle notti insonni che<br />

antichi mostri riaffastellarono la mente <strong>di</strong> Alain, nell’incubo <strong>di</strong> veder fallire la nuova e meravigliosa<br />

opportunità che aveva la mente del giovane neolaureato <strong>di</strong> essere ricompensata per le sue stronzate,<br />

che da un fantasma nacque un’idea.<br />

Il 30 settembre 1982 il gruppo <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> scienziati (nel senso che abbiamo dato prima a<br />

questo termine), capeggiato da Alain Vaneschi, si presentò negli uffici <strong>di</strong> qualche ente con tante<br />

lettere puntate, proponendo un progetto che sarebbe durato 25 anni.<br />

Il lungo viale non era assolutamente alberato, anzi costeggiato da case <strong>di</strong>fformi che comunque<br />

producevano un punto focale, quell’enorme palazzo fatiscente, nella sua plasticità<br />

incommensurabile dominava come un pantheon, come un transformer. La scalinata oppio dei popoli<br />

non <strong>di</strong>sabili, l’unico fenicottero senza ali si <strong>di</strong>stricava verso se stesso. Finestre su finestre<br />

riflettevano i pensieri <strong>di</strong> ogni essere vivente, e controllato ci si sentiva solo chi leggeva i giornali.<br />

Lo spiazzo davanti l’e<strong>di</strong>ficio, <strong>di</strong> un marmo bianco lucido, creava l’effetto ottico <strong>di</strong> un bacio opaco e<br />

impenetrabile quando ti trovavi lì sopra e pensavi <strong>di</strong> essere finalmente abbastanza vicino per vedere<br />

che cosa succede dentro quelle vetrate, acca<strong>di</strong>menti che non si potevano neanche intuire fino<br />

all’ultimo scalino, mentre quando ti trovavi abbastanza vicino, ecco che solo il candore del marmo<br />

statico, e te stesso riflesso erano le uniche scoperte. L’androne tappezzato <strong>di</strong> <strong>di</strong>vanetti rossi ti poteva<br />

immettere in corridoi, scale, ascensori e porte ignoranti del loro contenuto. Un lungo corridoio <strong>di</strong><br />

scale, un lungo corridoio <strong>di</strong> uffici. Di tanto in tanto segretarie che uscivano, e che salutavano con la<br />

loro procace gentilezza, altezzose però appena fuori fuoco. Anche quella porta sembrava ignorante,<br />

e delle piante strane, esotiche, rivelava ad una prima apertura, mentre un or<strong>di</strong>ne freddo regolava la<br />

mobilia.<br />

Alain Vaneschi sedeva a un capo del tavolo, mentre al <strong>di</strong> là del lungo quadrupede, tre<br />

rappresentanti vestiti maniacalmente uguali erano pronti ad ascoltare, già sospettosi dell’ennesimo<br />

esperimento da film hollywoo<strong>di</strong>ano che va a finire male prima o poi.<br />

Alain schiarì le mascelle, guardò i tre uomini e abbozzò un sorriso non ricambiato. Poi prese ad<br />

agitare i suoi fogli già agitati <strong>di</strong> loro e a cacciarli e a metterli dentro quella nervosa cartellina che<br />

non voleva saperne <strong>di</strong> trovare i fogli giusti.<br />

«Mi chiedo, ehm, perché non mi sono portato solo i fogli, eccolo, no…del progetto»<br />

«Sia conciso, dottor Vaneschi, abbiamo altre riunioni»<br />

«Sì, sarò velocissimo»<br />

«Magari potrebbe esporlo sinteticamente senza leggere»<br />

«Oh, ehm, certo»<br />

E smise <strong>di</strong> frugare nelle scartoffie incomprensibili, anche se forse gli ultimi che aveva<br />

preso…ma doveva parlare ora.<br />

«Ecco: noi l’abbiamo chiamato “Progetto Samotracia”»<br />

«”Samotracia”?»<br />

«Sì, vede, noi pensiamo che un tale nome possa anche…»<br />

II<br />

12

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