Angelo Mai e altri racconti - Centro di Documentazione Pier Vittorio ...
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Scaricato dei più <strong>di</strong>versi problemi, Viktor non provava una minima voglia d’inserirsi nel tessuto<br />
dei rapporti umani. Avvicinarsi a uno <strong>di</strong> quei gruppetti e cominciare a parlare per essere <strong>di</strong>stribuito<br />
nella società, coi loro riluttanti mo<strong>di</strong> per piacere e la loro tragica in<strong>di</strong>fferenza verso chi non aveva<br />
funzione utilitaristica nella loro affermazione come in<strong>di</strong>vidui inseriti nel meccanismo monetario.<br />
Sorridevano donnette a battute stupide <strong>di</strong> uomini da cui si sentivano attratte; gareggiavano<br />
nell’arguzia e nello stream of counsciousness che scaccia la noia; allusioni a fatti della vita<br />
quoti<strong>di</strong>ana che sembravano importanti, e su cui nessuno dubitava, scanzonati da una scatola<br />
televisiva.<br />
Di tanto in tanto Viktor si accorgeva che qualcuno tra loro era insofferente a tali mo<strong>di</strong>, ma non<br />
faceva nulla per uscirne. O forse, avrebbe dovuto ammettere che l’uscita fosse la solitu<strong>di</strong>ne. Ma era<br />
questa arpia che stava corrompendo Viktor? Era forse lei che gli stava succhiando tutto il suo amore<br />
per il mondo esterno? Altalenava fasi <strong>di</strong> contemplazione estasiata a fasti<strong>di</strong> verso ogni molecola che<br />
si muovesse. Quando non partecipi alla gazzarra ne sei il critico più fedele.<br />
Trascinato dallo scandaglio delle possibilità superurbane a tentare <strong>di</strong> passare un concorso<br />
universitario per <strong>di</strong>ventare un dottorando, per la seconda volta dopo quella partita a calcio, si<br />
sentiva trascinato a competere con i suoi simili. Ma per cosa? Il cibo, probabilmente. Ma forse altro:<br />
la sod<strong>di</strong>sfazione alimentare per il minimo sforzo. E cercava <strong>di</strong> calcolare l’uguaglianza parole da<br />
leggere = briciole <strong>di</strong> pane, mentre scorreva i volumi del suo stu<strong>di</strong>o. Applicati i suoi meto<strong>di</strong> critici<br />
durante lo scritto era ora pronto per un orale con le facce <strong>di</strong>ffidenti dei professori, in bilico tra<br />
oggettivazione critica e soggettivismo per forza <strong>di</strong> cose nel giu<strong>di</strong>care lui e i suoi simili.<br />
«Lei sa questo? Lei ha visto questo? Lei propone questo? Lei è questo?»<br />
Schivare i colpi dell’intromissione, come quel portiere che stava perdendo nell’altra squadra. E<br />
ora era quel portiere: sentiva il peso dei goal subiti, lo scarto <strong>di</strong> reti, le azioni nel frattempo<br />
continuavano, senza che lui avesse tempo <strong>di</strong> riflettere, senza fargli organizzare una strategia per<br />
rialzarsi. E sentiva la sua voglia <strong>di</strong> riprendersi ad ogni costo, la <strong>di</strong>sperazione dell’uomo vittima delle<br />
sue stesse burle. Un castello <strong>di</strong> menzogne che crolla.<br />
«Allora può andare»<br />
Un invito che equivaleva a un ad<strong>di</strong>o. Ma la <strong>di</strong>sperazione ormai comandava Viktor: «non me ne<br />
posso andare così»:<br />
«Aspetti: io ho una qualità che non ha nessuno»<br />
«Prego?»<br />
Il trequartista si allarga sulla fascia; una goccia <strong>di</strong> sudore congela la guancia del portiere.<br />
«Ecco, io non so come <strong>di</strong>rglielo»<br />
«Mi scusi, ma dovremmo procedere con gli esami»<br />
Il cross è troppo lungo per i <strong>di</strong>fensori, troppo corto per lui; attraversa tutta l’area <strong>di</strong> rigore<br />
andando a cercare la punta più smarrita.<br />
«Sì, sì, lo so, ma le farò vedere subito»<br />
«Ma cosa sta facendo? Si sta spogliando?»<br />
La punta aggancia il pallone e se lo posiziona sul sinistro: il suo piede. Il portiere è sull’altro<br />
palo. C’è una sola cosa da fare.<br />
«No, non si spaventi: ecco, vede: io ho le ali»<br />
Il portiere allarga le ali e para la bomba dell’attaccante.<br />
L’arbitro estrae il cartellino rosso: uso delle ali in area.<br />
«Ma…ma… che cos’è questa pagliacciata? Questa è un’università seria, non vogliamo<br />
fenomeni da baraccone. In tutta la mia carriera non ho mai visto una scemenza del genere, ma dove<br />
crede <strong>di</strong> essere? Io scriverò <strong>di</strong> lei a tutte le università d’Italia, del mondo, dell’universo. Vada via!<br />
Vada via!»<br />
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