Angelo Mai e altri racconti - Centro di Documentazione Pier Vittorio ...
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targhe delle auto parcheggiate un’unica e implacabile scritta dominava: LADRO, LADRO,<br />
LADRO. Cominciò a urlare nella notte silenziosa, ma nessuno passava, non c’era nessuno, solo le<br />
stelle nel cielo che si erano unite in strane costellazioni per formare quella parola: ladro. Un<br />
frastuono assordò le orecchie <strong>di</strong> Garinati: guardò il fondo della strada: cinque lettere giganti, alte 25<br />
metri marciavano sulla carreggiata, la L, la A, la D, la R e la O. Avanzavano minacciose verso<br />
Garinati e nulla sembrava potesse fermarle. La L era una pistola verso l’alto che si rovesciò<br />
nell’aere e cominciò a sparargli addosso mentre lui si riparava <strong>di</strong>etro gli alberi evitando i<br />
giganteschi proiettili, missili per il suo piccolo corpo. La A era un caccia che si librò verso il cielo<br />
per scomparire e riapparire subito dopo in picchiata verso la sua testa; Garinati si accasciò al suolo e<br />
la evitò per miracolo. Ma la D già era pronta: dalla stanga verticale uscì un enorme freccia che con<br />
l’arco della D panciuta si scagliò verso <strong>di</strong> lui che ruzzolando la evitò. Ma la R era un karateka che<br />
con la stanghetta <strong>di</strong>agonale gli <strong>di</strong>ede un calcio, lo colpì e lo fece volare al centro della strada. Dove<br />
la O che era un cerchio <strong>di</strong> fuoco cadendo su <strong>di</strong> lui lo immobilizzò al centro del cerchio, per sempre.<br />
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