Angelo Mai e altri racconti - Centro di Documentazione Pier Vittorio ...

- Cimcirria!
- Sì, certo. Ora va! Va! Il grande Mago deve meditare da solo.
Così Marcello si allontanò e passò tutta la giornata, e la nottata nel bosco là vicino, a contatto
con la natura e dormendo in una grotta, perché era meglio soffrire un po’ di freddo durante la notte
che compiere di nuovo il viaggio con la faticosa erta.
Intanto il Mago, che non sapeva assolutamente che cosa fosse ciò che cercava il nostro
Marcello, si arrovellò tutto il giorno e tutta la notte per cercare di scoprire che cosa fosse questa
benedetta cimicirria. Si mise a pensare: ma cosa manca a quel ragazzo? Che cosa gli mancava?
Sembrava tutto a posto! Eppure dice di aver perso la cosa che le è più cara. In effetti…sì, adesso
capisco che cos’è! Io so risolvere tutto! Io so tutto! Nessun arcano è troppo arcano per me.
All’alba Marcello si alzò nella grotta più stravolto del giorno prima e subito pensò alla ricerca
della cimicirria perduta del giorno prima. Fiducioso nel grande Mago si mise di nuovo in cammino
verso casa sua. Bussò. Il vecchio Mago aprì col suo fare sommesso. Spalancò la porta con un
sorriso smagliante e senza proferire parola diede al ragazzo, che quasi tremava dalla felicità, un
flacone con scritto sopra “sapone”.
- Tieni ragazzo. Questo è un momento solenne per te.
- Ma…
- Torna nella tua dimora nel villaggio, e lavati la faccia con questo. Vedrai che subito
riacquisterai la tua cincillà!
- Cimicirria!
- Sì, cimicicirria!
- Ma ne è sicuro grande Mago?
- Certo, io sono sempre sicuro di tutto. Vorresti forse mettere in dubbio la potenza
conoscitiva del grande Mago?
- No, ma…
- E allora vai, e racconta a tutti ciò che hai visto!
- Sì, grande Mago.
Marcello si mise in cammino sulla strada del ritorno ancora dubbioso sugli effetti di quel
sapone. La strada ora sembrava meno difficoltosa, e il nostro si stupiva come mai il giorno prima
avesse faticato tanto. La curiosità cominciava a mordergli i polpacci, così si fermo al primo ruscello
e si lavò la faccia con il sapone. Si guardò riflesso nell’acqua e a parte il grasso non vedeva l’ombra
di alcuna cimicirria sul suo corpo. Tutto deluso entrò in città; ma nonostante la sua faccia fosse di
una tristezza ineffabile, il viso splendeva per la sua perfetta pulizia. Così tutto il villaggio al suo
passaggio cominciò a sorridere e salutarlo. Man mano che si avvicinava a casa sua i suoi
compaesani che fino a ieri l’avevano a malapena guardato in faccia, si levavano il cappello e gli
facevano una gran festa di saluti, risa e “come va?”. Anche le ragazze gettavano nei suoi occhi i
loro sorrisetti maliziosi che uscivano di tanto in tanto dai ventagli affascinati e affascinanti.
Marcello rispondeva anch’egli con sorrisi che diventavano sempre più larghi, fino a
trecentosessantacinque denti.
Quando riaccasò, si sedette ancora sbalordito sul divano ponderando sugli effetti miracolosi e
inaspettati di quel sapone e sull’improvvisa gentilezza della gente che salutava la sua faccia pulita.
E pensò: forse si può vivere felici senza cimicirria, anche se dentro rimane sempre un po’ di
tristezza.
62