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Angelo Mai e altri racconti - Centro di Documentazione Pier Vittorio ...

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sbattevano subito dopo la mano sui fianchi come a <strong>di</strong>re “guarda questo mostro, questo essere<br />

immondo, mi fa schifo!”. A una delle due la vi<strong>di</strong> fare il gesto <strong>di</strong> “ci penso io, ci vado io”, sbattendo<br />

il palmo della mano sul petto. Si staccò dall’altra ed entrò nella sala silenziosa <strong>di</strong>rigendosi verso <strong>di</strong><br />

me, decisamente verso <strong>di</strong> me. Non ne potevo più: ma guarda che razza <strong>di</strong> moralisti spaccapalle che<br />

c’erano in giro! Ma adesso un povero cristiano non poteva neanche farsi una sega? Perché non<br />

entrava in qualche monastero e non faceva la pre<strong>di</strong>ca a quelli! Perché non scopriva i giornaletti<br />

porno sotto il letto <strong>di</strong> suo figlio, invece <strong>di</strong> rompere l’anima a me. Lei si avvicinava sempre <strong>di</strong> più e<br />

io non ne potevo più; mi alzai e urlai: «E va bene! Mi sono masturbato! E allora? Che cosa volete<br />

da me? Vi vengo forse a controllare la notte dentro al letto prima che vi addormentate!? Tutti si<br />

masturbano, pure le donne. Io non lo facevo da anni…e che è? Non vedo la mia ragazza da un<br />

mese, sono un po’ in astinenza, se permettete. Non la volevo tra<strong>di</strong>re e mi sono fatto una sega, sì, lo<br />

ammetto e Alex mi ha visto e adesso che torno a casa lo ammazzo a quel figlio <strong>di</strong>…»<br />

Avessi avuto il coraggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>re una cosa del genere mi sarei liberato da quell’incubo. La<br />

bibliotecaria mi si avvicinò e mi <strong>di</strong>sse:<br />

«Mi scusi, non si può entrare in biblioteca con la borsa.»<br />

Uscii da lì e non tornai mai più all’università, anzi, non ho messo mai più piede a Macerata e<br />

mai ci tornerò. Alcune cose mie, alcuni libri sono ancora a casa <strong>di</strong> Alex: quel pomeriggio presi<br />

quello che riuscii a prendere. Alex mi ha chiamato varie volte ma non ho mai risposto; così come<br />

non ho mai risposto a nessuno dei miei compagni universitari e a nessuna amica mia. Solo al<br />

padrone della casa che avevo in affitto ho risposto, ma quanto a motivazioni della mia scelta ho<br />

sempre fatto il vago, anche con la mia ragazza.<br />

Ho un buon lavoro e vivo giù nel mio paese con la mia ragazza. Sono felice perché da quel<br />

giorno non ho aperto più libri <strong>di</strong> Auerbarch o affini…e soprattutto perché ho bruciato quei<br />

pantaloni. Ma vivo continuamente con la paura <strong>di</strong> vedere sopra la tuta <strong>di</strong> un’elettricista, <strong>di</strong> un<br />

idraulico o <strong>di</strong> un saldatore magari sopra una scala mentre chiede un attrezzo, la faccia tonda <strong>di</strong> Alex<br />

che con il suo sorriso terrorizzante mi fa il gesto <strong>di</strong> aspettarlo per il pranzo.<br />

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