Angelo Mai e altri racconti - Centro di Documentazione Pier Vittorio ...
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OB SESSO<br />
Ci sono dei pantaloni che lavo solamente.<br />
Li caccio dall’arma<strong>di</strong>o, pensando che tocchi proprio a loro oggi; poi li osservo e so che dentro<br />
me c’è qualcosa che li respinge d’istinto. Li guardo e li riguardo e ho come l’impressione che<br />
abbiano una macchia, <strong>di</strong>etro, poco visibile, quasi un alone, ma comunque una macchia. E allora li<br />
getto nella cesta dei panni sporchi; poi li lavo; li asciugo; li appendo nell’arma<strong>di</strong>o; e poco più <strong>di</strong> una<br />
settimana dopo è la stessa storia. Quel giorno mi accorsi del circolo vizioso che mi autoinfliggevo<br />
come un ingannatore che per essere più convincente convince prima <strong>di</strong> tutto se stesso. E, caparbio,<br />
mi decisi ad indossarli e ad uscire <strong>di</strong> casa con quelli. Arrivato all’università, ogni amico che mi<br />
incontrava, dopo essersi complimentato per i bei pantaloni nuovi, notava una piccola macchia<br />
<strong>di</strong>etro, tra la coscia e il ginocchio. Fu un continuo <strong>di</strong>re da parte mia «non sono nuovi» e «lo so».<br />
Godevo <strong>di</strong> una <strong>di</strong>screta reputazione all’università <strong>di</strong> Macerata. La Facoltà <strong>di</strong> Lettere era piena <strong>di</strong><br />
ragazze che mi sorridevano e io, <strong>di</strong>screto, rispondevo. Non nascondo alcuni sorrisi più accesi che<br />
scambiavo con quelle che mi interessavano un po’ <strong>di</strong> più; ma la mia <strong>di</strong>sponibilità non andava oltre<br />
qualche chiacchiera, visto che oramai avevo una ragazza, giù, nel mio paese, una ragazza con cui<br />
stavo bene e che non mi sarei fatto scappare per nulla al mondo. Questo mio atteggiamento mi<br />
rendeva anche molto simpatico agli occhi dei pochi studenti che frequentavano la Facoltà: vedevano<br />
in me l’unico amico, con la “o” finale, che non fosse anche un rivale. E questo è molto importante<br />
per dei ragazzi che si sentono come dei pescatori eccezionalmente autorizzati durante un fermo<br />
biologico. Certo che a volte, soprattutto in quell’ambiente, è dura rimanere fedeli alla propria<br />
ragazza, <strong>di</strong> cui ti fi<strong>di</strong> ciecamente e che per questo vuoi almeno rispettare fisicamente. Ma la mente è<br />
un’altra faccenda…non si può incatenare totalmente la fantasia <strong>di</strong> un uomo, non si può frenare quel<br />
flusso <strong>di</strong> pensieri innescato ogni volta che una sagoma sensuale, con quella fragranza mozzafiato,<br />
stimola le narici. È una questione d’olfatto. Non si può far niente per quietare quel film a colori<br />
proiettato nei neuroni: neanche abbassare il volume. Ed è un bombardamento continuo a volte: tutti<br />
quei pensieri poi si accumulano nel cervello e non vanno via fin quando non rive<strong>di</strong> la tua donna, che<br />
con un semplice gesto, come un bacio o una carezza, può cancellarli. A volte però, rimani così tanto<br />
da solo che la cantina si affolla e se non fai qualcosa per liberare un po’ <strong>di</strong> spazio rischi d’impazzire<br />
o <strong>di</strong> prendere la prima ragazza che ci sta (nel senso allargato <strong>di</strong> “ci sta”) e tra<strong>di</strong>re. Per fortuna agli<br />
uomini, e mi contrad<strong>di</strong>ca chi non è d’accordo, è data una terza possibilità, una scappatoia sul retro,<br />
una fuga solitaria: l’autoerotismo.<br />
Chi fa l’università oggi sa cosa vuol <strong>di</strong>re sostenere una sessione d’esami: non è più come una<br />
volta quando facevi due o un esame bello spesso, preparato in mesi e mesi <strong>di</strong> sudore. Oggi in Italia<br />
probabilmente siamo ere<strong>di</strong> del frammento e ti spezzettano gli esami in due, in tre, o anche in<br />
quattro, così che ne hai a volte anche cinque in una sessione lunga neanche due mesi. Quel giorno<br />
con i pantaloni macchiati venivo da tre settimane dense <strong>di</strong> esami che mi avevano trattenuto a<br />
Macerata per quasi un mese; e come se non bastasse erano iniziate le lezioni e non vedevo da così<br />
tanto la mia ragazza che quasi ne avevo scordato il profumo. Tartassato tutto il giorno <strong>di</strong> sorrisi<br />
maliziosi e saluti <strong>di</strong> donne provocanti, prima <strong>di</strong> tornare a casa avevo già deciso <strong>di</strong> masturbarmi: non<br />
ne potevo più, e piuttosto che tra<strong>di</strong>re lei, avrei fatto da solo.<br />
Tornai a casa alle otto. Vivevo in un piccolo appartamento con due stanze. Da un paio <strong>di</strong><br />
settimane il mio coinquilino <strong>di</strong> sempre, Antonio, era andato via. Aveva preso il suo posto Alex.<br />
Quella sera mi accolse con il suo solito fare da compagnone che vuole sempre scherzare. Alex era<br />
un tipo un po’ strano: cercava sempre la battuta pronta, <strong>di</strong>co cercava e non aveva perché non sempre<br />
la trovava; rideva sempre, qualsiasi corbelleria io <strong>di</strong>cessi; non c’era stata una volta in queste due<br />
settimane che non aveva avuto qualcosa da <strong>di</strong>rmi appena mi incontrava; incalzava con le domande;<br />
mi chiedeva delle mie donne e io gli rispondevo che mi ero ormai calmato perché pensavo <strong>di</strong> aver<br />
incontrato quella giusta; e mi chiedeva <strong>di</strong> presentargli le mie amiche, e io lo invitavo a passare<br />
all’università; era un continuo incalzare irruente <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorsi, che a volte, forse, ho dovuto anche<br />
troncare maleducatamente o quasi, perché si faceva tar<strong>di</strong> o dovevo uscire; era un turbine tutto<br />
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