Angelo Mai e altri racconti - Centro di Documentazione Pier Vittorio ...
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Così mentre i me<strong>di</strong>ci abbandonavano la casa un po’ confusi, Clau<strong>di</strong>o or<strong>di</strong>nò al suo manager <strong>di</strong><br />
accettare l’invito a presentarsi sul palco dell’Ariston per la prima serata.<br />
La notizia era corsa veloce come Mennea per tutta l’Italia: tutti, ma <strong>di</strong>co tutti si prepararono al<br />
grande ritorno del Colli, anche i senzatetto agli angoli delle strade erano <strong>di</strong>vorati dal mostro TV e si<br />
piazzarono davanti le vetrine <strong>di</strong> elettrodomestici; anche le suore, protette dal Santo Padre,<br />
fremevano davanti allo schermo nell’attesa esclamando in un climax enfatico: “cazzocazzocazzo”;<br />
la RAI trasmetteva a reti unificate; e la Fininvest, rassegnata, mandava a ripetizione filmati UFO a<br />
Recanati buttati da tanto tempo negli scantinati.<br />
Ed il momento era ormai arrivato: Clau<strong>di</strong>o Colli dopo un anno tornava sul palco che gli aveva<br />
rubato la voce per riprendersela, così come allora, davanti a tutto il Paese.<br />
Il presentatore lo annunciò. Le luci da soffuse si fecero sfolgoranti. L’orchestra intonò la<br />
melo<strong>di</strong>a <strong>di</strong> “Pazzo <strong>di</strong> te”. Tutto il pubblico s’alzò in pie<strong>di</strong> ad applau<strong>di</strong>re; perché poi solo Dio lo<br />
sa…e forse neanche lui. Clau<strong>di</strong>o uscì. Lasciato solo sul palco. S’avvicinò al microfono. Sentiva già<br />
che le sue corde vocali avvertivano uno strano formicolio. In tutta la penisola i lattanti smisero <strong>di</strong><br />
piangere, le coppie <strong>di</strong> litigare, i vecchi <strong>di</strong> morire.<br />
Clau<strong>di</strong>o tossì e, balbettando le prime parole, miracolosamente <strong>di</strong>sse:<br />
«C…c…come fate la sera a guardarvi allo specchio? Come fate a sentirvi uomini? State<br />
rovinando la più grande Nazione del mondo e neanche ve ne rendete conto? Era il Paese in cui ogni<br />
citta<strong>di</strong>no della Terra avrebbe voluto vivere perché capiva la sua grande intelligenza e s’affascinava<br />
<strong>di</strong> fronte al nostro non prendersi mai troppo sul serio. Non eravamo perfetti, ma questo ci rendeva<br />
ancor più gran<strong>di</strong>, perché la perfezione e la noia sono facili compagne. Pian piano state <strong>di</strong>struggendo<br />
tutto quello che abbiamo creato, imitando gli <strong>altri</strong> paesi come l’America e pensando che tutto ciò<br />
che accade è nella televisione. Be’, amici miei, miei fratelli, io penso che la vera vita risieda solo al<br />
<strong>di</strong> fuori della celebrità <strong>di</strong> massa e <strong>di</strong> costume. State rovinando la vera vita, fratelli…fratelli mi fate<br />
schifo; io mi faccio schifo che sono una delle cause della rovina, sì anche io che non faccio niente<br />
per fermarla.<br />
Ma forse possiamo anco…»<br />
La voce <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o durante quest’ultima frase <strong>di</strong> nuovo cominciò a svanire, perché si rese conto<br />
che nessuno aveva sentito una sola parola del suo <strong>di</strong>scorso: infatti per la balbuzie della “c”<br />
all’inizio, ogni italiano aveva immaginato un esor<strong>di</strong>o con la parola “cazzo”, e l’arringa <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o<br />
Colli fu offuscata, coperta e uccisa dalle risate che <strong>di</strong>lagavano dalle Dolomiti alla Foresta Umbra,<br />
da Riccione a Scanzano, dal Piave al Biferno……<br />
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