Angelo Mai e altri racconti - Centro di Documentazione Pier Vittorio ...
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loro valore. Non è sempre così, sicuramente esisteranno degli uomini capaci <strong>di</strong> fantasia innata, e<br />
caparbi stu<strong>di</strong>osi che non riescono a rielaborare neanche una riga. Ma per la maggior parte non si è<br />
Leopar<strong>di</strong> senza sette anni <strong>di</strong> gobba. Chi sono io per presentarmi al mondo con la pretesa <strong>di</strong> essere<br />
interessante? Anche se le mie ali fossero prese sul serio, a chi interesserebbero? Perché dovrebbero<br />
essere interessanti per qualcuno? Ma gli <strong>altri</strong> vogliono veramente ascoltare qualcosa <strong>di</strong> interessante,<br />
<strong>di</strong> profondo?»<br />
E la rinuncia prese animo in Viktor, che si vedeva rifiutato dal mondo, e cosa ben più grave,<br />
giustamente.<br />
Ma Stephen e Abdù lo incoraggiavano, e non sapevano come potesse non essere interessante un<br />
uomo alato, e sfrondavano una pianta spoglia cercando <strong>di</strong> ricavarne altre foglie. Una fata compare<br />
sempre dove c’è una fonte d’acqua.<br />
Nel buio della noia le sigarette dei tre amici salivano a prendersi i pochi raggi che filtravano in<br />
quella fine <strong>di</strong> meriggio:<br />
«Meriggiare pallido e assorto»<br />
«Non mi sembra il caso»<br />
«Sai: ho capito che ogni volta che scrivo una poesia inconsciamente imito questa. C’è una sorta<br />
<strong>di</strong> esuberante corrispondenza per quei versi, e allo stesso tempo un fasti<strong>di</strong>o retorico per questo. Ma<br />
la musicalità non ti dà il tempo <strong>di</strong> riflettere, e neanche il senso delle parole ti <strong>di</strong>strae, nonostante<br />
seguano il filo logico, ma non così filo da crearti un’immagine unica, un quadro solo in cui siano<br />
comprese tutte le scene. Poi, alla fine, bruscamente: quell’ultimo verso che non ha niente <strong>di</strong><br />
musicale, niente ti retoricamente corrispondente, e scopri che quello è veramente nauseante, non il<br />
resto che sembrava darti fasti<strong>di</strong>o. E lì, ascolti magicamente anche le parole e ti senti recintato da un<br />
muro che ha in cima cocci aguzzi <strong>di</strong> bottiglia, e non puoi uscire da lì, e non puoi uscire dalla forma,<br />
perché fa male»<br />
Nei silenzi si poteva ascoltare il consumarsi delle sigarette.<br />
«Se avessi l’abilità <strong>di</strong> Parini, io farei un libro per ripulire, come ha fatto lui dalla monotonia dei<br />
borghesi acci<strong>di</strong>osi, l’Italia e in genere tutto il pianeta analfabeta, da un vizio che, rispecchiando lo<br />
stagno del presente, non è meno crudele né meno barbaro <strong>di</strong> qualunque palude del settecento<br />
castigato da Parini. Intendo il vizio <strong>di</strong> leggere o recitare ad <strong>altri</strong> propri componimenti: che, già<br />
presente da secoli, fu sempre tollerabile perché più raro; ma oggi, che il comporre è <strong>di</strong> tutti, e che la<br />
cosa più <strong>di</strong>fficile è trovare uno che non sia autore, è <strong>di</strong>ventato un flagello, una calamità pubblica, e<br />
una nuova tribolazione della vita umana. Non sto scherzando, ma è <strong>di</strong>ventato anche pericoloso<br />
avere troppe conoscenze e far sapere che anche tu provi a scribacchiare qualcosina; e non c’è posto<br />
o momento in cui un cristiano può stare tranquillo e non rischiare <strong>di</strong> essere assalito e trascinato al<br />
supplizio <strong>di</strong> sentire romanzi senza fine o poesie a migliaia, non perché l’autore ne voglia ricevere un<br />
giu<strong>di</strong>zio ma solo per il gusto <strong>di</strong> vederti ascoltare e per gli inevitabili anche se a volte falsi<br />
complimenti finali. In poche occasioni come in questa si nota l’infantilità degli esseri umani e a<br />
quale punto <strong>di</strong> stupi<strong>di</strong>tà può essere ridotta una persona dall’amor proprio. E anche se si nota come le<br />
persone a questa richiesta scappino o si nascondano o inventino ogni sorta <strong>di</strong> scusa per non<br />
sottoporsi a questo strazio, con una faccia <strong>di</strong> bronzo le insegue e le sottopone al loro tragico destino.<br />
E incominciando a notare sba<strong>di</strong>gli, stiracchiamenti e <strong>altri</strong> segni sonnambuli provocati da questa<br />
angoscia mortale, non per questo si arrende ma anzi continua più fiero e più imperterrito <strong>di</strong> prima ad<br />
arringare per ore, anzi per giorni ad<strong>di</strong>rittura, fino a che la voce non gli <strong>di</strong>venta rauca. In questo<br />
genoci<strong>di</strong>o l’uomo prova un certo senso <strong>di</strong> piacere quasi sovrumano e para<strong>di</strong>siaco: dai loro occhi<br />
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