28.05.2013 Views

Angelo Mai e altri racconti - Centro di Documentazione Pier Vittorio ...

Angelo Mai e altri racconti - Centro di Documentazione Pier Vittorio ...

Angelo Mai e altri racconti - Centro di Documentazione Pier Vittorio ...

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Solita piazza, scoscesa, storta: il culo a scacchi. Facce su facce passavano e sembravano l’una lo<br />

specchio dell’altra, eppure ciarlavano tra <strong>di</strong> loro, chattavano sognando una tastiera virtuale, <strong>di</strong> futili<br />

menzogne e ipocrisie galoppanti. L’inglese aveva gli stessi accenti <strong>di</strong> un qualsiasi <strong>di</strong>aletto, come un<br />

verso ottocentesco gli stessi dei latini, ed ognuno era il barbaro dell’altro. Formavano gruppetti ben<br />

<strong>di</strong>stinti, come circondati da muri. Tutto ciò che sentivano fuori da quelle mura era bar bar, e<br />

andavano <strong>di</strong> bar in bar illudendosi <strong>di</strong> essere esotici. I più scalmanati gettavano frasi che sapevano <strong>di</strong><br />

volgarità già solamente per le deformazioni della bocca.<br />

Questo pensava Viktor: l’iconicità della bocca esprimeva il contenuto, sempre. Quando non lo<br />

fa si vuole suscitare del comico o almeno del simpatico: così se l’orco è gentile o il gentiluomo è<br />

gay, e le loro bocche si muovono come comanda il loro viso, non si vuol far altro che <strong>di</strong>silludere per<br />

suscitare la comme<strong>di</strong>a umana dove tutto può essere il contrario come in uno spettacolo barocco.<br />

Bella consolazione falsa: la società funziona secondo degli or<strong>di</strong>ni facilmente comprensibili, che non<br />

suscitano il minimo stupore; le gerarchie più alte sono <strong>di</strong> chi ha creato quest’or<strong>di</strong>ne, subito dopo<br />

vengono coloro che lo hanno appreso e sfruttato al meglio; per terzi ci sono coloro che non lo hanno<br />

mai neanche sospettato, e sono inseriti nei meccanismi pienamente, nella corsa alla realizzazione<br />

in<strong>di</strong>viduale; per ultimi vengono coloro che hanno capito, ma non vogliono assoggettarsi, rimanendo<br />

ai margini della società e sognando si essere i nuovi Gandhi. <strong>Mai</strong> una sorpresa, mai una falla, mai<br />

un risvolto: la storia non aveva mai conosciuto eccezioni a questa regola; i pochi momenti <strong>di</strong><br />

sovversione erano serviti a dare l’illusione della fragilità dei primi tre strati, e poi a ristabilire un<br />

or<strong>di</strong>ne ancor più ingigantito. Ma quella è la maggioranza, quello è il meccanismo, quella è la<br />

funzionalità. Forse si dovrebbe smettere <strong>di</strong> ribellarsi, si dovrebbe subire ciò e basta, senza piagnistei<br />

per la morte dei sogni; anzi, con una piccola gioia per la morte delle illusioni. Bisogna accettare che<br />

qualcuno ci coman<strong>di</strong> e che ci coman<strong>di</strong> in questo modo; non più perdere tempo per scoprire le trame<br />

e sottotrame <strong>di</strong>etro i sistemi <strong>di</strong> potere, applicando il nostro senso critico alle informazioni,<br />

controllando le fonti, chiedendosi «a chi giova?». Basta: lo abbiamo capito, e ora? C’è qualcuno <strong>di</strong><br />

voi, <strong>di</strong> noi che alzerà un <strong>di</strong>to? No, e allora sfruttiamo quel senso critico per altro, occupiamo il<br />

nostro cervello nelle vere faccende importanti, e lasciamo perdere chi ci <strong>di</strong>ce che quelle siano le<br />

cose importanti. È questa la nostra sola possibilità <strong>di</strong> piccola ribellione: non facciamogli vedere che<br />

ci interessiamo a loro, non per<strong>di</strong>amo neuroni per loro. Lo farò solo io; non voglio nessun altro dopo<br />

<strong>di</strong> me; non vi preoccupate, lasciatemi solo col mio Viktor, e voi tornate nel vostro videogioco.<br />

Viktor De Michelis decise allora <strong>di</strong> <strong>di</strong>re al mondo chi era, e avrebbe cominciato proprio con<br />

quella piazza stracolma <strong>di</strong> persone <strong>di</strong> tutti gli angoli della Terra, una strapiazza che avrebbe potuto<br />

testimoniarlo al mondo.<br />

Si tolse la maglietta, e fin qui nessuno si girò a guardarlo, anche perché seduto in uno degli<br />

angoli bui. Poi si alzò, e chi passava <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lui cominciava a notare quelle piume. Infine spiegò le<br />

ali alla massima apertura facendo un rumore ben visibile e torcendo i colli <strong>di</strong> quelle centinaia e<br />

centinaia <strong>di</strong> teste, che si girarono quasi come un’ola verso <strong>di</strong> lui.<br />

Dapprima immobile, con lo sguardo intenso puntato a quei comuni mortali, in una scena <strong>di</strong><br />

colossal, cominciò pian piano a fare dei passi. Un silenzio ghiacciò quel cocito, e la musica da<br />

<strong>di</strong>scoteca <strong>di</strong> un bar si mostrò nuda e ri<strong>di</strong>cola senza le voci che l’ammantassero. Viktor camminava<br />

lentamente verso la folla, e le persone che rischiavano <strong>di</strong> essere sfiorate dalle sue ali si scostavano<br />

tra l’intimorito e l’interdetto.<br />

Finché uno statunitense ubriaco urlò:<br />

«Oh! It’s wonderfull!»<br />

E un coro <strong>di</strong> “oh” seguì quel ritardato. Poi un fragoroso applauso apotropaico scaturì dalla folla<br />

in festa, che ricominciò col suo chiasso. Ora ogni persona toccava le ali <strong>di</strong> Viktor, e alcuni anche<br />

con un’in<strong>di</strong>sponenza che innervosiva l’uomo alato. Altri si avvicinavano a lui e si facevano scattare<br />

fotografie. Alcune gli sorridevano e toccavano non solo le ali. La faccia del protagonista della<br />

III<br />

20

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!