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Angelo Mai e altri racconti - Centro di Documentazione Pier Vittorio ...

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Poi, con il suo precettore, Viktor, alla maniera dei pitagorici, ricapitolava brevemente tutto ciò<br />

che aveva letto, veduto, appreso, fatto e sentito nel corso della giornata.<br />

Fatto questo, andavano a riposare.<br />

Rimorsi <strong>di</strong> coscienza tormentavano continuamente Alain. Aveva paura <strong>di</strong> aver dato vita a un<br />

esperimento che aveva in sé del crudele per pure ambizioni personali. I timori lo <strong>di</strong>vorarono per i<br />

primi <strong>di</strong>eci anni della vita <strong>di</strong> Viktor. Quando infatti questo cominciò a dare i primi segni <strong>di</strong><br />

intelligenza superiore alla me<strong>di</strong>a, i dubbi dello scienziato <strong>di</strong>minuirono, ma svanirono<br />

definitivamente quando il precoce ragazzo un giorno gli <strong>di</strong>sse:<br />

«Perché nel tuo animo sei preoccupato per me? Mi hai donato una vita favolosa, e pochi ragazzi<br />

al mondo possono avere questa fortuna. Ma <strong>di</strong>mmi una cosa: uscirò un giorno, vero?»<br />

Così gli spiegò l’intero progetto, preannunciandogli anche il giorno della libertà. Gli parlò anche<br />

della televisione, e quin<strong>di</strong> del perché ogni tanto non capisse gli atteggiamenti dei suoi amici che<br />

imitavano atteggiamenti imparati da spot, telefilm e varietà.<br />

«Ma non pensi che sia necessario il cinema?»<br />

Probabilmente era la prima volta nella storia, pensò Alain, che il soggetto <strong>di</strong> un esperimento<br />

suggerisse delle variazioni a un esperimento che stava subendo. Si allestì una stanza della villa a<br />

piccola sala cinematografica, con un proiettore ed alcune poltroncine.<br />

«Non saprei da dove cominciare. Sicuramente qualsiasi immagine ti sconvolgerebbe»<br />

«Ti <strong>di</strong>co io da dove cominciare. Ho letto molti manuali <strong>di</strong> cinema. Ti farò una lista che cercherai<br />

<strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare se riuscirai a reperire i supporti; e quando non ce la farai sarà ancora più <strong>di</strong>vertente e<br />

istruttiva la sorpresa»<br />

L’equilibrio che si riuscì a far raggiungere al ragazzo fu superiore alle attese. Gli amici e le<br />

ragazze che si introducevano nella villa rimanevano così affascinati dalla sua persona che si fu<br />

costretti ad allontanarne certi e certe che sfociavano sempre <strong>di</strong> più nella morbosità. Viktor invece<br />

non pareva affezionarsi oltremodo a nessuno, nonostante ricordasse perfettamente ciò che<br />

raccontavano i suoi amici, ed ascoltasse ogni parola con riguardo e attenzione. Per lui Kant e il suo<br />

amichetto che gli insegnò la prima parolaccia erano interessanti allo stesso modo. Solo che dai<br />

filosofi aveva proprio imparato a non fare troppo affidamento sui rapporti umani. E invece nella<br />

letteratura, soprattutto quella <strong>di</strong> impianto realistico, aveva imparato a capire che invenzione fosse<br />

l’amore, e la scontatezza <strong>di</strong> tale concetto sorprendeva anche Alain, che vedeva in ciò forse una<br />

regressione. Ma Viktor capì anche questo:<br />

«Per quanto tu possa essere un uomo saggio, Alain, devi capire che il mondo esterno, e in<br />

particolare quel mostro che non mi hai permesso <strong>di</strong> guardare in faccia, abbia dato per scontato<br />

l’esistenza <strong>di</strong> tal sentimento. E soprattutto Hollywood inventò il concetto trasposto nel matrimonio<br />

e nella vita <strong>di</strong> coppia con una donna per sempre. La sua operazione fu talmente caparbia e astuta<br />

che proiettò quei sentimenti anche su epoche lontane <strong>di</strong> cui raccontava storie per <strong>altri</strong> aspetti<br />

verosimili. Ma qualsiasi cavaliere me<strong>di</strong>evale sarebbe morto dalle risate pensando che qualcuno lo<br />

credesse innamorato <strong>di</strong> sua moglie»<br />

Non era raro che Viktor si lanciasse in spiegazioni fitte e argomentate come queste quando<br />

vedeva qualcuno dubbioso, e specialmente Alain. Ma soprattutto, come gli scrittori arrivano spesso<br />

a una potenza <strong>di</strong> concentrazione da cui li avrebbe <strong>di</strong>spensati un regime <strong>di</strong> libertà politica o <strong>di</strong><br />

anarchia letteraria, quando sono incatenati dalla tirannia d’un monarca o d’una poetica, alle severità<br />

delle regole proso<strong>di</strong>che o <strong>di</strong> una religione <strong>di</strong> Stato, così Viktor, non potendo parlare in modo<br />

esplicito, parlava come Tiresia e avrebbe scritto come Tacito. Sapeva condensare tutto quel che non<br />

sapeva esprimere <strong>di</strong>rettamente in una frase che non si poteva incriminare senza accusare se stessi,<br />

perfino in meno <strong>di</strong> una frase, in un silenzio, nella maniera con cui posava un oggetto. Alain, d’altro<br />

canto, era ben contento <strong>di</strong> essere confortato con tanta razionalità. E come quegli stupi<strong>di</strong> amici,<br />

cominciava anch’egli ad affezionarsi terribilmente a quello che era ormai suo figlio. Forse anche<br />

perché questo quarto <strong>di</strong> secolo d’esperimento lo aveva, come la sua “cavia”, tolto completamente<br />

dal mondo: anche le sue ore libere, spesso, le amava spendere nella villa confortevole e mai noiosa.<br />

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