Angelo Mai e altri racconti - Centro di Documentazione Pier Vittorio ...
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Si sentiva quasi in colpa il barista che nulla poteva contro quel notturno teppista.<br />
- Secondo me se chiami alla polizia sicuro ti ci danno uno sguardo la notte.<br />
Abbracciò l’idea, ma i poliziotti non potevano certamente assicurare una sorveglianza continua:<br />
«ci faremo sicuramente più caso, non si preoccupi, li becchiamo spesso questi bastar<strong>di</strong>», avevano<br />
detto. Il mattino dopo Garinati li trovò <strong>di</strong> fronte al suo “rent a car” che si grattavano la testa.<br />
- Mi sembra proprio strano: siamo passati qui una ventina <strong>di</strong> volte e non abbiamo mai<br />
visto nessuno nei paraggi.<br />
- La telecamera allora ci vuole: questo ti ha preso <strong>di</strong> mira.<br />
Pensò il barista.<br />
Ma che telecamera! Ormai Garinati era montato su tutte le furie : non poteva sopportare quella<br />
sorta <strong>di</strong> sopruso <strong>di</strong> un uomo che non aveva il coraggio <strong>di</strong> farsi avanti. Tutto quel trambusto per<br />
settanta euro! Erano ben <strong>altri</strong> i ladri al mondo, non lui. Non poteva più permettere che lo si trattasse<br />
così. Lo voleva affrontare faccia a faccia ora quel codardo.<br />
Cenò nel bar gettando continuamente occhiate sul muro.<br />
- Te la sei proprio presa a male.<br />
- M.<br />
- Se vuoi aspetto con te stanotte, così quando arriva gli <strong>di</strong>amo una mazziata come si<br />
deve.<br />
- No, grazie. Voglio prima vedere se è lui. Alle mani spero che non ci si arrivi.<br />
- Lui chi?<br />
- Eee…volevo <strong>di</strong>re “lui che lo fa”, nel senso che voglio vedere se è qualcuno che<br />
conosco. Magari è quello che affitta le macchine all’aeroporto.<br />
- No, ma quello lavora.<br />
Si <strong>di</strong>straeva Garinati, perché una pupilla era sempre fissa su quel muro ancora lindo per il<br />
momento.<br />
Si piazzò in macchina sul marciapiede <strong>di</strong> fronte, seminascosto dai tavolini del bar e un albero.<br />
Fissava continuamente il muro, non si girava neanche a vedere le persone che <strong>di</strong> tanto in tanto<br />
passavano agli orari più piccoli. Erano quasi le quattro e nessuno si era visto. Il sonno cominciava a<br />
logorare l’attenzione, ma la rabbia era talmente tanta che le palpebre erano irremovibili. La<br />
stanchezza cominciava a <strong>di</strong>strarlo per motivi biologici, più che psicologici: non poteva la mente<br />
stare attenta otto ore ad un unico punto dello spazio, e cominciò a guardare con la coda dell’occhio<br />
le ombre della notte. Quando gli passò davanti una donna procace e vestita provocante:<br />
«sicuramente una puttana che torna dal lavoro, però non è niente male» pensò. Finita che ebbe <strong>di</strong><br />
seguirla con gli occhi tornò al suo punto fisso, ma in quei scarsi cinque secon<strong>di</strong> era comparsa<br />
improvvisamente la scritta: bella, veloce, precisa, nera e senza sbavature. Scese subito dalla<br />
macchina. Si guardò incredulo attorno: sulla strada solo la sagoma della prostituta che si spegneva<br />
nella notte. Gli salì il sangue alla testa; riguardò il muro: la scritta c’era veramente. In preda al<br />
panico, senza ragionare sul fatto che nessuno avrebbe potuto realizzarla in un tempo così breve,<br />
prese il cellulare e chiamò col fiatone il Signor Della Murgia. Gli rispose una voce troppo sveglia<br />
per quell’orario:<br />
- Alooo.<br />
- Io non so come ha fatto così veloce, ma mi deve delle spiegazioni.<br />
- Ma…chi è?<br />
- Noto che è abbastanza sveglio nonostante l’orario.<br />
- Be’ certo, qui in America sono le otto, lì in Italia dovrebbero essere le quattro <strong>di</strong><br />
notte, sempre se lei è in Italia. Ma, mi potrebbe <strong>di</strong>re chi è, scusi.<br />
Mentre il Signor Della Murgia chiedeva spiegazioni un terrore stupefatto si pose su Garinati che<br />
nel mezzo della strada guardava incredulo l’insegna del bar: Ladro. Possibile che non aveva mai<br />
fatto caso a quel nome? Si girò verso la sua auto e pure sulla targa c’era scritto LADRO. In preda al<br />
panico fece cadere il cellulare e guardò i cassonetti su cui c’era scritto Comune <strong>di</strong> Ladro. Si girò<br />
furiosamente attorno e su ogni cosa, sugli alberi, sulle insegne dei negozi, sui segnali stradali, sulle<br />
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