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Angelo Mai e altri racconti - Centro di Documentazione Pier Vittorio ...

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conoscerlo. Quando si girò per chiedere un attrezzo al suo compagno, riconobbi Alex, che subito<br />

dopo aver fatto la sua richiesta si girò verso <strong>di</strong> me scorgendomi. Io stavo realizzando il fatto che<br />

fosse lì e non riuscivo a fare nient’altro. Dopo cinque lunghissimi secon<strong>di</strong> stavo per sorridere in<br />

segno <strong>di</strong> saluto; ma lui nel frattempo aveva già allargato a centotrentasei denti la sua bocca,<br />

sgranato gli occhi, con una faccia da maniaco <strong>di</strong>vertito <strong>di</strong> aver incontrato un’attrice porno nel<br />

confessionale <strong>di</strong> una chiesa in periferia, alzò la sua mano non per salutarmi ma per fare un gesto <strong>di</strong><br />

masturbazione: la mano chiusa a pugno che andava su e giù, dal suo petto al suo bacino, e con quel<br />

sorriso e con quel gesto continuava a fissarmi, pensando <strong>di</strong> suscitare in me almeno un pizzico <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>vertimento. Si spense subito sulla mia bocca quel principio <strong>di</strong> sorriso; non lo salutai affatto e me<br />

ne andai senza <strong>di</strong>re una parola ai miei amici che continuavano a parlare con le ragazze, ignari e<br />

ignare <strong>di</strong> quell’incontro a <strong>di</strong>stanza che intanto era avvenuto tra me e il mio simpatico coinquilino.<br />

Chiuso in bagno riflettevo sulla stupi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Alex: ma come è possibile che reputi una cosa<br />

<strong>di</strong>vertente ciò che ho fatto ieri sera? Una cosa totalmente…non so neanche come definirla, esistono<br />

troppi tabù sulla masturbazione ed è un argomento che deve rimanere tabù. Non è come il sesso, <strong>di</strong><br />

cui puoi parlare e puoi anche vantarti; è un espe<strong>di</strong>ente che si usa quando si è soli e non c’è nulla <strong>di</strong><br />

cui vantarsi, anzi c’è molto da vergognarsi. O almeno così la società ti impone. In ogni caso, non<br />

era certo una cosa da spifferare ai quattro venti: non m’importava che Alex mi avesse visto; ma<br />

sarei morto se ne avesse parlato con qualcuno che conoscevo, con qualcuno che equivale a <strong>di</strong>re poi<br />

con tutti, perché non si sa come poi le notizie arrivano sempre a tutti, anche a persone <strong>di</strong> cui<br />

<strong>di</strong>fficilmente riesci a ricostruire il legame <strong>di</strong> conoscenza.<br />

Ero da tre minuti in bagno che pensavo a queste cose quando il mio cellulare squillò. Era uno<br />

dei miei amici universitari:<br />

«Ehi, ma dove sei finito?»<br />

«Niente, dovevo andare in bagno»<br />

«Ti scappava proprio: sei sparito senza <strong>di</strong>re niente.»<br />

«Sì, sai quando hai le fitte…»<br />

«Sì sì. Senti stiamo andando al bar a mangiare qualcosa, ci raggiungi là?»<br />

«Certo. Ma ci sono anche le Storiche?»<br />

«Alla grande.»<br />

«Allora arrivo in un…in una lampo.»<br />

Dimenticato tutto già: il pensiero <strong>di</strong> quella bella compagnia a pranzo che sazia gli occhi mentre<br />

ci si sta saziando la bocca, mi aveva fatto scordare Alex e il suo sorriso da maniaco. Già che ero lì,<br />

feci anche la pipì, e <strong>di</strong>ventai nella mia mente ancora più misterioso e desiderato al tavolo dove<br />

amici e Storiche mi aspettavano. Eseguivo quin<strong>di</strong> tutti i gesti con calma: lavavo le mani, asciugavo,<br />

mi riaggiustavo i vestiti, ecc… M’incamminai verso il bar senza puntare minimamente lo sguardo<br />

dove c’era prima Alex: non lo volevo proprio vedere. Avrei aspettato <strong>di</strong> incontrarlo a casa la sera e<br />

<strong>di</strong> spiegargli come la pensavo su questo argomento per lui tanto ilare.<br />

Arrivato al bar, allungai il collo alla ricerca dei miei amici, e fui avvisato da uno scroscio <strong>di</strong> risa;<br />

mi girai, li vi<strong>di</strong>: erano proprio loro che ridevano così tanto; ero felicissimo <strong>di</strong> ciò, la mia presenza<br />

non poteva far altro che aumentare le risa storiche delle Storiche. Mi videro e mi fecero cenno. Ma<br />

avvicinandomi mi accorsi che il riso era provocato da una persona sola che sedeva a quel tavolo e<br />

che stava tenendo banco: Alex inspiegabilmente si era unito ai miei amici. Non vedendomi aveva<br />

pensato bene <strong>di</strong> presentarsi da solo. E nella mia mente ormai solo un pensiero era <strong>di</strong>ttatore a vita,<br />

unico e incontrastato: “glie l’ha detto!”<br />

Le loro risate, un secondo fa tanto care, ora erano come una tortura insopportabile che mi<br />

infliggevano mentre raggiungevo lentamente il patibolo. Mi sentivo come Adamo dopo aver<br />

consumato la mela della vergogna, che usciva dall’oscurità per presentarsi davanti a Dio con le sue<br />

nu<strong>di</strong>tà, che nonostante coperte, erano ben visibili all’onnisciente <strong>di</strong>vinità.<br />

«Aldo, ce l’hai fatta a raggiungerci? Abbiamo conosciuto Alex, il tuo coinquilino<br />

simpaticissimo.»<br />

«Sì, vedo.»<br />

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