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Angelo Mai e altri racconti - Centro di Documentazione Pier Vittorio ...

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«Io non so cos’è successo, ma eccomi qui, e tra creduloni e scettici, eccomi qui solo, ad<br />

affrontare questo pianeta; che mi aspettavo molto <strong>di</strong>verso»<br />

«Te la sei presa un po’ per quella storia allora?»<br />

«Non è questo»<br />

Non era questo: ciò che lo stupivano erano i comportamenti degli esseri umani quando ci sono<br />

<strong>altri</strong> esseri umani. E ciò che più gli <strong>di</strong>spiaceva era Mae:<br />

«Ascolta, Mae, io devo <strong>di</strong>rti una cosa che non ti ho mai detto, perché non c’erano parole per<br />

<strong>di</strong>rle»<br />

Ma non poteva fare a meno <strong>di</strong> baciarle il collo, le spalle, il petto mentre parlava. Così lei, già<br />

ansimante, non prendeva sul serio quelle parole.<br />

«Ecco: guarda!»<br />

Si tolse la maglietta.<br />

«Cosa?»<br />

Si girò.<br />

«E…e…questo che significa?»<br />

Si girò per parlarle guardandola in viso.<br />

«Non ti devi preoccupare, non è una malattia, è solo qualcosa che mi è nato, non si sa come»<br />

Tra l’incredula e l’annoiata:<br />

«Ma è uno scherzo?»<br />

«No, sono vere, guarda»<br />

Spiegò le ali occupando quasi tutta la lunghezza della sua stanza. Tremante Mae si attaccò<br />

all’arma<strong>di</strong>o <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé. Viktor non sapeva cosa <strong>di</strong>re, cosa fare. Lei si abbassò a raccogliere la<br />

maglietta scivolando lentamente sull’anta dell’arma<strong>di</strong>o. Lui le si avvicinò per sfiorarle le spalle, ma<br />

lei al contatto cominciò a urlare e ad agitarsi:<br />

«Lasciami stare! Non mi toccare! Aiuto!»<br />

Poi fuggì dalla stanza e non la vide mai più.<br />

«No, no, no. Non posso credere che siano naturali, ma Viktor: come fai a credere a una cosa del<br />

genere?»<br />

«Ci devo credere per forza, Abdù. E ti devo confessare un cosa: mi sentivo l’uomo più fortunato<br />

della terra; ma ora, ogni giorno, ogni stramaledetta mattina, quando mi sveglio, spero che siano<br />

scomparse»<br />

Insieme ad Abdù Mamalà esplorarono internet alla ricerca <strong>di</strong> qualche casa e<strong>di</strong>trice. Ma quasi<br />

ogni quarto d’ora l’amico smaniava:<br />

«Ma possibile, tu hai questo dono e sei costretto a vivere come tutti…certo, non è che si<br />

può…mah, è proprio strano»<br />

Nei giorni seguenti insieme a lui e a Stephen Okalinih, si de<strong>di</strong>cò anima e corpo al suo progetto.<br />

Cominciarono poi le prime proposte, le prime spe<strong>di</strong>zioni, ma logicamente, tutte le redazioni<br />

prendevano quelle <strong>di</strong> Viktor come fantasie.<br />

«Sono pregno <strong>di</strong> un qualunquismo qualunque. I più vari rifiuti o le proposte che considerano un<br />

mio contributo monetario, che equivalgono a dei rifiuti ancor più gravi, forse, non sono ingiusti.<br />

Sarebbe da scellerati pensare <strong>di</strong> essere trattati come genî incompresi: gli <strong>altri</strong> genî vengono tutti<br />

compresi, perché non io? Certo ci sarebbe da chiedersi se ne esistono oggi. Sicuramente ne nascono<br />

continuamente, a volte per fortuna, a volte perché le possibilità economiche gli permettono <strong>di</strong> vivere<br />

nell’otium letterario, il che accresce la loro cultura, e anche il loro allenamento, e <strong>di</strong> conseguenza il<br />

III<br />

26

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