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<strong>capitolo</strong> 14<br />
IL "SALOTTO"<br />
In un locale del suo laboratorio di falegnameria, Amleto Ulzi aveva<br />
creato un salotto di intrattenimento per i suoi numerosi amici del<br />
Borgo. L'aveva attrezzato con tutte le comodità concesse a quei tempi,<br />
fino a farlo diventare un punto di ritrovo per tutti.<br />
Il polo di attrazione era una delle prime radio riceventi. La radio era<br />
composta da un complesso di scatoloni con sopra un’antenna a tela di<br />
ragno girevole. Intorno alla radio si radunavano i tifosi di calcio, che<br />
si esaltavano alle gesta dei loro beniamini. Quando Niccolò Carosio<br />
cominciò a trasmettere in diretta via radio le partite della nazionale, il<br />
locale fu sempre stracolmo di tifosi e un denso fumo di sigarette avvolgeva<br />
tutti in un'aria irrespirabile.<br />
L'attenzione era rivolta al Nicolò nazionale, l'inventore del "quasi<br />
rete". Si pendeva dalle sue labbra, ed erano abbracci a non finire quando<br />
la nostra nazionale andava in gol. Erano i tempi di grandissimi giocatori<br />
come Meazza, Ferrari, Schiavio, Caligaris, Combi, De Prà.<br />
Il salotto era anche frequentato da appassionati di ciclismo e tamburello.<br />
Si esaltavano alle gesta di Girardengo, di Guerra, di Piemontesi,<br />
di Camusso e anche a quelle dei campioni locali come Emilio Grillo,<br />
Negrini, Limone e Carletto Soldi. I tifosi di tamburello discutevano su<br />
Lorenzo Bruzzone, Cocito, Conrotto, Burlando e altri. Gli appassionati<br />
di automobilismo tifavano per Nuvolari, quelli di motociclismo per<br />
Omobone Tenni.<br />
Altri frequentatori si dedicavano ad attività più ricercate. C'era chi si<br />
dilettava a dipingere, chi a scolpire il legno, chi a cantare o comporre<br />
poesie, chi, molto più prosaicamente, a cucinare agnolotti affogati nel<br />
vino, o, a seconda della stagione, polenta e stoccafisso o polpettoni di<br />
verdura. Qualcuno più raffinato confezionava dolci e specialmente<br />
amaretti di pasta di mandorla: a qualcuno più goloso venivano addiritttura<br />
preparati con… lo stucco!<br />
Si cantavano stornelli alla moda (Fior di Lasagna) e la canzone "I<br />
vein da pastu ambutigià" (Il vino da pasto imbottigliato), che il poeta<br />
ovadese Colombo Gaione e il maestro Aldo Barbieri avevano composto<br />
per le feste vendemmiali del 1932.<br />
Nella stagione invernale il salotto era il rifugio di quanti non volevano<br />
andare all'osteria. La stufa sempre ben accesa (ad Amleto non<br />
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