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capitolo 5 LA - Archiviostorico.Net

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Il signor Vezzani era il capostazione della Stazioncina Nord. Abitava<br />

nel palazzo adiacente, sopra il Ristorante della Stazione Nord. Sarebbe<br />

diventato il "nonnino dei ferrovieri". Mancò alla veneranda età di 103<br />

anni, lasciando un profondo rimpianto tra quanti lo conoscevano.<br />

Caterina, detta la Crucca, allevava le mucche. Il campo di pascolo<br />

era generalmente il ghiaione del torrente Orba. La poca erba strappata<br />

alle pietre non conferiva certo un aspetto florido alle mucche. Si poteva<br />

osservare a tarda sera la Crucca arrotolarsi la gonna in grembo,<br />

attraversare stancamente il fiume con in testa un fardello d'erba, seguita<br />

malinconicamente dalle mucche che, stanche di quella vita grama,<br />

tornavano da sole alla stalla dove, almeno, potevano riposare.<br />

Il Toscanino era lo straccivendolo del Borgo. Abitava nel caseggiato<br />

di Castagnoun e il giorno della diga, spingendo disperatamente il suo<br />

mulo su per la stradicciola del Convento, bloccò il flusso della gente<br />

che fuggiva spaventata.<br />

Castagnoun (Francesco Barboro) aveva un carattere, diciamo, parsimonioso.<br />

In più si professava sordo (secondo bisogna). Se qualcuno<br />

dei suoi inquilini arrivava per informarlo che il tetto perdeva e che era<br />

necessaria una riparazione, non c'era verso che sentisse. Se dopo qualche<br />

giorno lo stesso inquilino tornava per pagargli l'affitto, allora capiva<br />

alla prima.<br />

Lina Torrielli aiutava certe volte la mamma Irma nella tabaccheria<br />

della nonna Paolina. Era molto innamorata di Paolino Ravera (il<br />

Moretu), che poi avrebbe sposato. I ragazzi tenevano d'occhio quando<br />

lei era al banco e arrivava Paolino in visita. Quello era il momento di<br />

entrare e di comprare qualcosa perché Lina era in estasi e... si sbagliava<br />

a dare il resto!<br />

Romolo e Pili Garrone faceva i materassai del Borgo. Erano degli<br />

artisti e avevano clienti in tutto il paese. Nell’aia della loro casa alla<br />

Bughesa stendevano in terra un lenzuolone e, seduti sopra, iniziavano<br />

il loro lavoro cantando e chiacchierando. Le trapunte erano il loro<br />

forte, la velocità e la precisione di cucitura impressionanti. Quando<br />

approntavano un pagliericcio, noi ragazzini eravamo estasiati dai<br />

movimenti delle loro mani che, con tanta maestria, intrecciavano gli<br />

spaghi, creando una ragnatele suggestiva. Maria, la mamma di Romolo<br />

e Pili, quando erano le quattro del pomeriggio ci preparava una meren-<br />

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