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Impaginato Atti.pub - Archivio Nucleare

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<strong>Nucleare</strong>: la ripartenza dopo il referendum ATTI pagina 145<br />

Il risultati della ricerca dovrebbero consentire<br />

la realizzazione di un biodispositivo a<br />

rivelazione ottica dello stato di inquinamento<br />

prodotto dalla presenza di molteplici metalli<br />

pesanti tossici e inquinanti.<br />

Applicabilità<br />

Questa proposta di ricerca soddisfa i requisiti<br />

risultanti dall’analisi del rischio e della<br />

conseguente mitigazione dei rischi stessi che<br />

si verificano a seguito di azioni terroristiche<br />

e/o errori o guasti prodotti in impianti energetici<br />

(reattore nucleare a scopo di generazione<br />

di energia elettrica) con rilascio di sostanze<br />

radioattive in aria [Punto b della Decisione<br />

della Commissione EPCIP N° 20077124/ED].<br />

I risultati della ricerca sarebbero applicabili<br />

a vari campi di di rilevazione di molte specie<br />

di metalli pesanti dispersi in aria come, ad<br />

esempio Mercurio, Cadmio, Cobalto, Nickel,<br />

Cromo, Uranio depleto, tritolo (mine antiuomo)<br />

eccetra.<br />

Documenti di riferimento<br />

In accordo alle norme e standard di riferimento,<br />

i documenti che verrebbero impiegati<br />

nella ricerca sarebbero:<br />

"Prevenzione, preparazione e gestione<br />

consequenziale del terrorismo e di altri rischi<br />

correlati alla sicurezza”. [Riferimento a PF7-<br />

JLS Call].<br />

I precedenti storici della ricerca<br />

Alcuni anni fa, durante un esperimento di<br />

fusione <strong>Nucleare</strong> Fredda (FNF) presso i Laboratori<br />

Nazionali di Frascati, INFN, la reazione<br />

si ferma inaspettatamente per ragioni<br />

apparentemente inesplicabili che nessuno<br />

sapeva interpretare, emettendo un forte odore,<br />

che fecero arguire all’Autore di questa memo-<br />

ria, biologo presente all’evento, fosse stato<br />

qualcosa di biologico ad interrompere la reazione.<br />

Il responsabile del gruppo di ricerca, dottor<br />

Francesco Celani, ritenne vi fossero i requisiti<br />

per investigare l’ipotesi biologica, chiedendo<br />

la collaborazione del dottor Giacomo Dagostaro<br />

(ENEA Casaccia), che aveva la strumentazione<br />

appropriata per le misure richieste.<br />

A seguito di questa indagine il gruppo di<br />

ricerca isolò il nuovo batterio che agiva in<br />

modo negativo sulla reazione di fusione nucleare<br />

fredda, emanando un forte odore. Il<br />

gruppo di ricerca definì il “nuovo” batterio<br />

"Ralstonia De Tusculanense®” dove appunto<br />

Ralstonia determina la specie di batterio,<br />

“DE” significa acqua deuterata e<br />

“Tusculanense” proviene da “Tusculum” la<br />

antica zona dei castelli romani dove è avvenuta<br />

la scoperta.<br />

Il gene Ralstonia è batterio gram-negativo,<br />

non sporigeneo, chemiolitotrofico e estremofilo.<br />

Dopo le opportune misure eseguite dal<br />

dottor. Giacomo Dagostaro basate sulle moderne<br />

tecniche biomolecolari, quali la determinazione<br />

(PCR) della sequenza nucleotidica<br />

dello RNA della subunità piccola dei ribosomi<br />

(16s RNA) ed il “fingerprinting” dell’intero<br />

genoma batterico mediante AFLP<br />

(Amplified Fragment Lenght Polymorphism)<br />

effettuate presso i Laboratori di biologia molecolare<br />

del Centro Enea Casaccia, si è dimostrato<br />

che il batteri isolati appartengono alla<br />

nuova specie suddetta. In altre parole si trovò<br />

che la Ralstonia De Tusculanense è resistente<br />

alla presenza di Zn, Cd, CO, Pb, Cu, Hg, Ni,

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