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Impaginato Atti.pub - Archivio Nucleare

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<strong>Nucleare</strong>: la ripartenza dopo il referendum ATTI pagina 31<br />

di materie prime, che possiamo pensare di<br />

essere all’altezza della competizione. Questa<br />

va ormai affrontata facendo leva sugli alti<br />

valori aggiunti dati dal patrimonio intellettivo<br />

umano che deve essere sempre più agguerrito<br />

e posto nelle condizioni di vincere il confronto<br />

anche con incentivi al merito che oggi,<br />

purtroppo, non vengono considerati al punto<br />

che le nostre migliori giovani menti vengono<br />

praticamente costrette all’espatrio per trovare<br />

altrove le giuste remunerazioni. In aggiunta<br />

trascuriamo e mortifichiamo ciò che di meglio<br />

ancora in parte conserviamo: le nostre<br />

abilità, capacità e tradizioni di lavoro individuale<br />

che non vengono premiate da una politica<br />

economica che sempre più è divenuta<br />

appannaggio di oligopoli, a tutto svantaggio<br />

della democrazia economica. Fenomeno questo<br />

ben evidente soprattutto nel settore delle<br />

costruzioni nel quale a migliaia di imprese si<br />

sono sostituiti pochi e enormi soggetti economici<br />

che impongono regole e mercati.<br />

Fatta questa doverosa cornice necessaria<br />

alla comprensione anche del nostro futuro<br />

energetico, ormai compromesso dall’esito<br />

referendario e ancora per lungo tempo legato<br />

alle fonti energetiche tradizionali oltre che<br />

avviato con grave sperpero delle nostre esigue<br />

risorse economiche verso l’illusione dell’energia<br />

solare o di quella prodotta dal vento,<br />

non posso non proporre un parallelo tra gli<br />

investimenti che attraverso gli incentivi lo<br />

Stato italiano promuove in questi settori, con<br />

gli incentivi a suo tempo elargiti per decine di<br />

migliaia di miliardi di lire con la cassa del<br />

mezzogiorno a improbabili iniziative industriali<br />

con risultati che, sebbene in alcuni casi<br />

abbiano dato esito positivo, nel complesso<br />

non hanno risposto alle attese.<br />

Che troppe di queste iniziative siano state<br />

un fallimento generalizzato lo dimostra il<br />

divario esistente ancora oggi tra nord e sud<br />

del paese. Non perché il sud non sappia o non<br />

voglia lavorare, ma perché fu sbagliata la<br />

tipologia delle attività che si volle fossero<br />

analoghe a quelle presenti al nord del paese<br />

non avendo, contrariamente a queste ad esempio,<br />

immediati mercati di sbocco e infrastrut-<br />

ture facilitanti la pratica del commercio. Alcune<br />

di queste industrie, incentrate su produzioni<br />

altamente energivore e a basso valore<br />

aggiunto non hanno fatto altro che disperdere<br />

ricchezza depauperando nel contempo della<br />

sua naturale bellezza territori che meglio<br />

avrebbero risposto, per cultura delle popolazioni,<br />

per tradizioni e per fattori ambientali<br />

d’insieme, a interventi di migliore convenienza<br />

rispetto quelli sperimentati che ci si ostina<br />

in troppi casi a voler mantenere.<br />

Una distorta visione del territorio meridionale<br />

che si è voluto uniformare al settentrione

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