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I riflessi letterari dell'Unità d'Italia nella narrativa siciliana

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II. Federico De Roberto<br />

Federico De Roberto, nasce a Napoli nel 1861, primogenito di un ufficiale borbonico,<br />

penalizzato dal nuovo regime sabaudo, e di una nobildonna <strong>siciliana</strong>, Marianna degli Asmundo, è<br />

un “ aristocratico imborghesito” 56 .<br />

Alla morte del padre, nel 1870 si trasferisce a Catania, e in quanto collaboratore di riviste<br />

conosce e frequenta gli scrittori veristi Verga e Capuana. Collabora a vari giornali nazionali e<br />

compie vari viaggi, soggiorna lungamente a Milano, dove viene introdotto, da Verga, negli ambienti<br />

<strong>letterari</strong> e artistici. Gli ideali del Risorgimento erano ormai morti, le nuove generazioni lo<br />

consideravano un fallimento: il romanzo I Vicere`(1894)viene composto,a Milano, in questo clima<br />

politico e sociale.<br />

Federico De Roberto, trentatreenne, reagendo alla ormai inevitabile sconfitta del verismo 57 ,<br />

riprende il ciclo incompiuto di Verga e, contrariamente a quanto aveva fatto Verga, rappresenta la<br />

vita cittadina e degli aristocratici. Rivive la storia di fatti a lui sufficientemente vicini anche<br />

attraverso la frequentazione del palazzo dei San Giuliano e la lettura dei documenti dell'archivio<br />

gentilizio, e rende esplicito l'invito a confrontare il mondo contemporaneo con il mondo di ieri.<br />

De Roberto sceglie di ritrarre, attraverso la storia di tre generazioni della famiglia catanese<br />

Uzeda, discendenti di un antico vicerè di Carlo V, la società <strong>siciliana</strong> sullo sfondo storico del<br />

passaggio dal regime borbonico allo Stato unitario fino all’Italia umbertina, tra trasformismo 58 e<br />

crispismo, tra il 1854 e il 1882.<br />

Per parlare della nascita delle istituzioni parlamentari De Roberto ambienta il romanzo non a<br />

Roma ma a Catania, una provincia remota e questo fa sì che<br />

le nuove istituzioni appaiono come importate dall'esterno e il senso della democrazia non ha<br />

radici,o le ha ancora meno salde che altrove 59<br />

Con originalità dà scarso spazio alla borghesia,(nessuno o quasi agli strati popolari)e in<br />

primo piano pone una aristocrazia cinica e opportunistica, ”nemica naturale del sistema<br />

parlamentare”, volta a perseguire e tutelare i propri interessi, convinta che la realtà storico-politica<br />

possa cambiare ma che debbano essere conservati immutati i rapporti fra classe dominante e<br />

popolo. Quando l’epoca dei privilegi nobiliari volge al declino, la nobile e borbonicissima famiglia<br />

56 Lo definisce così Spinazzola,che giustifica in questo modo il perfido risentimento antiborghese presente nel<br />

romanzo,in Il romanzo antistorico,Roma:Editori Riuniti,1993,p.52.<br />

57 stanno emergendo Pascoli, D’Annunzio e Fogazzaro<br />

58 Il primo Ministro A.Depretis,esponente della Sinistra,si costruì una maggioranza in cui convergevano,su singoli<br />

provvedimenti,esponenti della Destra,che difendevano così i loro interessi.<br />

59 Spinazzola, V.,Il romanzo antistorico,Roma:Editori Riuniti,1993,p.53<br />

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