I riflessi letterari dell'Unità d'Italia nella narrativa siciliana
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In Sicilia nacque per difendere l'immagine dell'isola, un “comitato Pro-Sicilia”, che vide in<br />
prima fila, tra gli altri, Luigi Capuana e Giuseppe Pitrè. Il romanzo di Pirandello I vecchi e i giovani<br />
quindi per Vassalli “ e' la più' bieca apologia dei mafiosi”, e Pirandello è “omertoso”perché parla<br />
dello scandalo della Banca Romana e non di quella <strong>siciliana</strong>, parla di Crispi, senza farne il nome, e<br />
dipinge Mauro Mortara come un personaggio positivo quando invece è “ e' l' ultimo dei mafiosi che<br />
hanno fatto l' Italia” .<br />
Sempre sul Corriere della Sera gli risponderà prima Luigi Baldacci 160 che rileggerà<br />
puntualmente il romanzo per dimostrare come Pirandello non sia stato omertoso nel segnalare i<br />
rapporti mafiosi affaristici di Salvo o nel disegnare la figura di G.Veronica, che vien duramente<br />
rimproverato da Caterina Auriti. Gli scrittori siciliani, per Baldacci, non sono stati sempre omertosi:<br />
De Roberto aveva ne i Vicerè prefigurato tutto il sistema di Tangentopoli, dagli appalti pubblici al<br />
voto di scambio, Pirandello invece aveva narrato coraggiosamente, in un Italia che stava compiendo<br />
l'impresa coloniale di Libia, “ la vicenda di una separazione, cioè il rifiuto di fare il gioco del potere<br />
centrale”da parte della Sicilia che per prima aveva aperto a Garibaldi e che era negli anni degli<br />
scandali bancari pronta a “separarsi “, stanca di essere trattata come se fosse una colonia.<br />
Vincenzo Consolo 161 risponderà più tardi ad altre provocazioni di S. Vassalli, ricordando che<br />
“la mafia non esce dai cromosomi, non e' scritta nel Dna delle popolazioni di Sicilia, Calabria o<br />
Campania” ma<br />
“e' nata in quelle regioni e vi si e' sviluppata enormemente per precise responsabilità storiche, per<br />
il volere di poteri politici che dalla mafia traevano vantaggi, per la conseguente, colpevole<br />
latitanza degli organi dello Stato”<br />
Alla fine dell'Ottocento nelle regioni del Sud (Sicilia, Calabria e Campania) con il socialismo,<br />
“nei contadini e negli zolfatari e' nata una coscienza di classe, una nuova consapevolezza storica,<br />
abbandonando quella vecchia della rassegnazione e dell' omerta' . E' nata una cultura antimafiosa”<br />
Per questo, negli anni venti e nel dopoguerra, durante il regime democristiano, molti<br />
capilega e sindacalisti morirono, uccisi dalla lupara mafiosa, tantissimi braccianti furono costretti ad<br />
emigrare al Nord insieme a tanti intellettuali, disorganici al potere.<br />
Con il frantumarsi dell' utopia socialista, con l' avvento della cultura di massa cos' e' successo? E'<br />
successo che alcuni intellettuali rimasti nell' Isola, che si erano formati in quella cultura<br />
160 Baldacci,Luigi,«Su mafia e potere Pirandello non taceva»,Corriere della Sera,16 luglio1995<br />
161 Consolo, Vincenzo,«La la mafia non e' nei cromosomi»,Corriere della Sera, 2 luglio 1995<br />
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