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I riflessi letterari dell'Unità d'Italia nella narrativa siciliana

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di suo marito Stefano Auriti, partito con il figlio Roberto da Quarto con Garibaldi, che era morto<br />

eroicamente nel luglio del 1860, a Milazzo.<br />

Donna Caterina veste di nero d’allora, è “rigida, magra”, ha perso ogni vivacità e bellezza,<br />

nel 1848 in Piemonte, in esilio con suo marito aveva sofferto la fame, perché il marito era stato<br />

escluso dall'amnistia e i suoi beni erano stati confiscati. Suo padre,Gerlando Laurentano le aveva<br />

chiesto di abbandonare il marito e di raggiungerlo a Malta, suo luogo d'esilio e lei<br />

Aveva rifiutato sdegnosamente; e con più sdegno aveva poi rifiutato l’elemosina del fratello<br />

Ippolito, il quale con altri pochi indegni della nobiltà <strong>siciliana</strong> era andato a ossequiar Satriano a<br />

Palermo, e ne aveva ottenuto la restituzione dei beni confiscati al padre 122 .<br />

Suo padre, don Gerlando Laurentano si era suicidato e lei era rimasta a Torino fino al 1860,<br />

e aveva vissuto anche ” qualche momento felice e ardente, d’entusiasmo patriottico”, rimanendo<br />

sempre fedele agli ideali che ha scelto di seguire. Dopo la morte del marito era tornata in Sicilia,<br />

“<strong>nella</strong> patria già liberata” con i figli Giulio e Anna, è tornata da vedova, in gramaglie, e più misera<br />

di come ne era partita, mentre Roberto entrava a Napoli con Garibaldi. Donna Caterina ha vissuto<br />

trent’ anni di storia <strong>siciliana</strong>, passando dalle speranze sofferte del 1848, alle vittorie del 1860, per<br />

poi soffrire la rovinosa caduta delle attese e delle speranze, la fine delle illusioni siciliane,e<br />

l’amarezza per vedere presto dimenticato il figlio Roberto, che aveva donato la sua giovinezza al<br />

Paese. E’ lei che protesta “con foga inesausta” per le condizioni tristissime del paese e per la<br />

decadenza della classe politica della nazione appena nata, sia della Destra che della Sinistra<br />

Povera isola, trattata come terra di conquista! Poveri isolani, trattati come barbari che bisognava<br />

incivilire! Ed eran calati i Continentali a incivilirli: calate le soldatesche nuove, quella colonna<br />

infame comandata da un rinnegato, l’ungherese colonnello Eberhardt, venuto per la prima volta in<br />

Sicilia con Garibaldi e poi tra i fucilatori di Lui ad Aspromonte, e quell’altro tenentino savojardo<br />

Dupuy, l’incendiatore; calati tutti gli scarti della burocrazia; e liti e duelli e scene selvagge; e la<br />

prefettura del Medici, e i tribunali militari, e i furti, gli assassinii, le grassazioni, orditi ed eseguiti<br />

dalla nuova polizia in nome del Real Governo; e falsificazioni e sottrazioni di documenti e<br />

processi politici ignominiosi: tutto il primo governo della Destra parlamentare! E poi era venuta la<br />

Sinistra al potere 123 , e aveva cominciato anch’essa con provvedimenti eccezionali per la Sicilia; e<br />

usurpazioni e truffe e concussioni e favori scandalosi e scandaloso sperpero del denaro pubblico;<br />

prefetti, delegati, magistrati messi a servizio dei deputati ministeriali, e clientele spudorate e brogli<br />

elettorali; spese pazze, cortigianerie degradanti; l’oppressione dei vinti e dei lavoratori, assistita e<br />

protetta dalla legge, e assicurata l’impunità agli oppressori... 124<br />

Perciò Donna Caterina vorrebbe dissuadere il figlio dal porre la sua candidatura politica,<br />

pensa che in lui viva lo spirito garibaldino e non vuole, perciò, che egli disonori il suo passato<br />

122 Pirandello, L., I vecchi e i giovani,Milano:A.Mondadori,1989,p.75<br />

123 Fa riferimento alla politica del governo di Depretis<br />

124 Pirandello, L.,I vecchi e i giovani,Milano:A.Mondadori,1989,p.77<br />

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